Como, un abbraccio e il Rolex è sparito: "Così mi hanno rubato un pezzo di vita"

Una delle vittime della banda di stranieri: era il mio regalo di nozze. Il racconto del furto dell'orologio

Un arresto dei carabinieri (Archivio)

Un arresto dei carabinieri (Archivio)

Como - "Sa qual è stato il mio dispiacere? Quell’orologio lo avevo promesso a mio nipote, perché lo tenevo al polso da cinquant’anni, era stato il mio regalo di nozze. Nel senso che era il regalo che mi ero fatto prima di sposarmi, pagandolo a rate. Un Rolex che mi aveva accompagnato ovunque, anche sott’acqua, nonostante non fosse un modello subacqueo". Valeva 2.000 euro l’orologio che il 10 ottobre 2018, Daniela Filipache, romena di 36 anni senza fissa dimora, gli ha fatto scivolare dal polso senza che lui se ne accorgesse. Ieri la donna è stata condannata a 2 anni e 9 mesi di reclusione per quel furto commesso con destrezza, ma il derubato, ormai in pensione da anni, non è rimasto nemmeno ad ascoltare la sentenza, poco importante rispetto a quel pezzo della sua vita svanito sul marciapiede di via Carloni a Como.

"Mi aveva fermato e chiesto aiuto – racconta – voleva sapere se fossi al corrente di annunci di lavoro. Le avevo risposto, non immaginavo che fosse una ladra e ci avevo scambiato qualche parola. Alla fine aveva scritto un numero di telefono su un foglietto, chiedendomi se potevo avvisarla nel caso avessi visto qualche offerta in giro. Poi all’improvviso mi ha abbracciato continuando a ringraziarmi, diceva che ero una persona gentile, e ha spostato le sue mani lungo le mia braccia, fino ai polsi. Ma è stato veramente un attimo".

L’uomo ha fatto appena in tempo a risalire sulla sua auto, parcheggiata lì accanto, e si è accorto che l’orologio era sparito. "Ho subito fatto il giro dell’isolato, ma quella ragazza non l’ho mai più rivista". La sua denuncia presentata ai carabinieri, ha allungato la lista di colpi che la Filipache, assieme a una decina di connazionali, aveva messo a segno in diversi luoghi della provincia in quello stesso breve periodo, prima di cambiare zona. Ma grazie ai loro volti riconosciuti dalle vittime sugli album fotografici redatti in occasione di precedenti furti, sono state tutte identificate, e ora stanno man mano andando incontro a condanne.