Como, don Renzo Scapolo l'omelia del vescovo: "Addio a un prete scomodo"

Monsignor Oscar Cantoni ha ricordato che fu lui ad aprire per primo la sua chiesa ai profughi del Libano

Don Renzo Scapolo

Don Renzo Scapolo

Como, 4 maggio 2017 - C'erano tante persone che in questi anni aveva aiutato, ma anche chi non l'aveva mai visto e aveva imparato ad amarlo nel racconto dei suoi ragazzi, i giovani dell'associazione "Sprofondo" impegnati in prima linea in tanti fronti "caldi" del mondo. Un addio commosso quello che si è svolto questa mattina, nella chiesa di Muggiò, a don Renzo Scapolo, "il prete degli ultimi", come amava definirsi, salutato anche da una sessantina di sacerdoti che hanno concelebrato il funerale insieme al vescovo, monsignor Oscar Cantoni

"La sua intera esistenza non è stata altro che una fedele riproposizione di queste stesse parole di Dio, testimoniate attraverso parole e segni ben concreti - lo ha ricordato il vescovo di Como dall'altare - Siamo davanti a una figura di credente che ha inquietato molti, perché don Renzo non si è accontentato dei proclami o di buone intenzioni. Don Scapolo è stato un prete scomodo, sia per i fedeli, che per i confratelli sacerdoti e forse anche per i vescovi, come uno dei profeti che Dio, di tanto in tanto, invia a visitare il suo popolo. Il profeta, per sua natura, turba la tranquillità dell’ agire comune, ci sveglia dal torpore del quotidiano, fino a scuoterci e a costringerci comunque a prendere posizione, come singoli e come comunità. Il suo stile, da vero pastore, era quello di coinvolgere anche gli altri, di educare le comunità cristiane alla partecipazione, perché non rimanessero inerti davanti alle difficoltà, ma prendessero responsabilmente le iniziative più adatte, a qualunque costo. Lo possono testimoniare i parrocchiani di Camerlata, di Caversaccio, di Plesio, ma anche io stesso negli anni in cui fummo insieme collaboratori proprio qui a Muggiò, insieme a don Aldo, altro prete profeta della carità". 

Il vescovo ha ricordato come fu proprio don Renzo, molti anni fa, ad aprire le porte della sua chiesa per accogliere i primi profughi che arrivano in Italia. "Arrivano dal Libano e don Renzo convinse le comunità cristiane, stupefatte e smarrite per l’arrivo di tanta gente che turbava la comune tranquillità, circa il dovere di accoglienza e il compito della ospitalità. Se è vero che la carità è il cuore della vita della Chiesa e la bussola che ne orienta i passi, don Scapolo ci ha insegnato a considerare i poveri di grande valore e a fare in modo che i poveri, in ogni comunità cristiana, si sentissero come a casa loro. Caro don Renzo aiuta ora dal cielo la nostra Chiesa perché faccia della carità la prova suprema della fede".