Como, il Comune: "Non riapriremo il centro di accoglienza"

No del vicesindaco Locatelli alle associazioni che protestano

Il centro di via Regina Teodolinda

Il centro di via Regina Teodolinda

Como, 7 novembre 2018 - Il Comune di Como non ha nessuna intenzione di riaprire il centro di accoglienza di via Regina Teodolinda, neppure per tamponare l’emergenza freddo come avevano chiesto i quattrocento volontari di dodici associazioni impegnate, a vario titolo nell’aiuto ai migranti. La risposta era scontata, ma finalmente è arrivata per bocca della vicesindaco Alessandra Locatelli che l’altra sera è intervenuta in consiglio comunale rispondendo anche alla provocazione di Patria Lissi, del Pd, che ha dichiarato di essere rimasta rabbrividita sapendo che dal centro nei giorni scorsi è stata allontanata anche una donna incinta.

«Le cose non stanno così – è intervenuta la vicesindaco di Como – è vero che in via Regina Teodolinda si trovava una giovane mamma con i suoi bambini, ma non è stata cacciata, al contrario è lei che si è allontanata dal centro di accoglienza e comunque quando vi ha fatto ritorno le è stata trovata una sistemazione. A oggi la dismissione del Centro di via Regina è un fatto fisiologico e naturale, che va di pari passo con le condizioni di emergenza venute a mancare. Per quanto riguarda la destinazione di quell’area, ricordo che il Governo l’ha avuta in concessione per via dell’emergenza e che ha agito in deroga alle normative vigenti proprio per la situazione straordinaria venuta a crearsi. Il vincolo cimiteriale impone che non possano essere adibite ad abitazioni le aree contigue, inoltre, la destinazione urbanistica stessa di quell’area non prevede l’uso abitativo».

La Locatelli, che riveste anche il ruolo di assessore alle Politiche sociali ha ricordato anche le iniziative portate avanti dal Comune sul fronte del contrasto alla grave marginalità. «Solo la gestione del dormitorio di via Napoleona richiede un investimento pari a 150.000 euro, più altri 40.000 euro di affitto che vengono corrisposti a Ozanam – ha ricordato - Il servizio «Porta Aperta» di Caritas grazie al quale si destinano i senza fissa dimora a mense, centro diurno, dormitorio, punto per il vestiario, centro ascolto è sostenuto grazie a un finanziamento di 35mila euro. Abbiamo raddoppiato i fondi destinati all’Emergenza freddo, destinato 4.000 euro per mantenere aperto il centro diurno anche nei giorni di giovedì e domenica, visto che nel periodo invernale è utile mantenere un punto di accesso in più sul territorio». Altri 250mila euro vengono destinati per la gestione di bagni pubblici e docce, 20mila euro sono stati destinati all’acquisto di beni di prima necessità.