Politici, imprenditori ed enti: "Ora sul lago decidiamo noi"

Il patto del lago: tutti d'accordo sulla gestione dei livelli idrici per evitari danni alle sponde e all'ambiente del Lario. "Non si scenda più sotto lo zero idrometrico", dicono rivolgendosi al Consorzio dell'Adda

Il gruppo a Villa Erba

Il gruppo a Villa Erba

Cernobbio (Como), 20 giugno 2018 -  Alza la testa il Lario che finalmente si presenta unito e chiede di poter decidere del proprio futuro. Ieri a Villa Erba c’erano proprio tutti: politici, imprenditori, operatori turistici, esponenti del mondo dell’università e associazioni. A compiere il miracolo Annarita Polacchini, coordinatrice del Tavolo della Competitività voluto dalla Camera di Commercio di Como al quale si è seduta più che volentieri anche Camera di Commercio Lecco, che si prepara alla fusione. «Abbiamo pensato di trasformare un patto semplice come quello della filiera della nautica in un patto per il Lario e i laghi minori – spiega Annarita Polacchini - ci mettiamo insieme perché questo patrimonio che è il lago diventi di tutti. Una identità che in futuro va sviluppata. Si parla molto di turismo, ma quelli che sono al centro di questo progetto sono i cittadini. Questo patto serve per fare squadra veramente, non devono essersi più distinzioni tra Lecco e Como, i campanili di fronte al turismo globale non contano nulla. Il patto rimarrà aperto e chi non vi aderito potrà farlo in un prossimo futuro».

In cima alle priorità la pulizia e la manutenzione delle rive, chiesta dall’85% delle persone, a seguire la valorizzazione del patrimonio esistente e la possibilità di acquistare online i biglietti della navigazione. «Attualmente il lago subisce dislivelli enormi – sottolinea Luigi Lusardi, presidente dell’Autorità di Bacino - In passato si scendeva a -40 centimetri e +120 centimetri sullo zero idrometrico e andava bene, oggi il clima è cambiato piove in pochissimo tempo e il lago sta pagando un prezzo altissimo. Abbiamo muri storici e anche la stessa Statale Regina, senza la pressione dell’acqua in qualche punto cede. Ad Argegno lo scorso anno siamo intervenuti vicino alla Navigazione con una spesa di 440mila euro. Nel 1942 il Ministero aprì il Consorzio dell’Adda che vende l’acqua del Lario e non riconosce nulla a chi sul lago ci vive. Non dico che ci sta derubando però non possiamo neppure dare l’acqua a loro e pagare noi, si deve arrivare a un punto d’incontro. Quest’anno rischiamo di rimanere senza lavarello perché due freghe sono andate bruciate, colpa del livello dell’acqua che è sceso di più di 5 centimetri». Poi ci sono i muri storici che rischiano di crollare, come quello di Villa Monastero a Varenna.

«Abbiamo bisogno di uno studio scientifico serio che consenta di fotografare la situazione del Lario e mettere in correlazione tra di loro i vari fenomeni – conclude Lusardi – Nell’attesa dobbiamo garantire che il livello non scenda sotto lo zero idrometrico per salvaguardare le coste, poi chiediamo un rappresentante all’interno del consiglio di amministrazione del Consorzio Adda infine chiediamo alla Regione Lombardia di aiutarci a mantenere parte degli introiti ricavati dalla vendita delle acque sul Lario, sotto forma di investimenti per la sua salvaguardia».