Casinò di Campione, scoppia la guerra delle mance

I dipendenti part-time contestano il metodo di ripartizione

Un croupier del casinò di Campione d’Italia

Un croupier del casinò di Campione d’Italia

Campione d'Italia (Como), 5 ottobre 2018 - Al casinò di Campione è scoppiata le guerra delle mance. Ieri è arrivata davanti al Giudice del Lavoro di Como la causa per la ripartizione di una delle voci di introito da sempre più ambite, soprattutto da parte di chi lavora nel settore del gioco d’azzardo. Questa volta, a promuovere il ricorso sono 26 dipendenti con mansioni di croupier, assunti con contratto part-time, contro i 131 che beneficiavano di un’assunzione a tempo pieno. La questione riguarda i criteri di ripartizione delle generose mance lasciate dalla clientela a partire dal 2006: una voce che, tanto per fare un esempio, per il solo 2015, e solo relativamente al comparto croupier, equivale a tre milioni e 600mila franchi. La gestione questo denaro ha sempre seguito criteri proporzionali. La metà finisce alla casa da gioco, mentre il restate cinquanta per cento è spartito tra i dipendenti.

E qui sorge il problema. Perché chi è assunto a tempo pieno, beneficia di una suddivisione proporzionata ai 365 giorni di lavoro, che ovviamente comprendono riposi, ferie, malattie. Diversamente, per chi ha il contratto part time al sessanta per cento – vale a dire impiegati nei fine settimana e nei numerosissimi festivi svizzeri – la proporzione è sempre stata calcolata su circa 160 giorni, quelli effettivamente lavorativi. Ma ora 26 dipendenti, rivendicano l’applicazione dello stesso criterio, che includerebbe anche le ferie, portando a 220 i giorni per i quali dovrebbe essere riconosciuto il monte mance di ognuno di loro: pari al sessanta per cento di 365. Ieri davanti al giudice del lavoro di Como, sono comparse le parti. Dei 131 dipendenti a tempo pieno citati dai 26 colleghi, fanno parte anche sette cassieri, il cui monte mance fa tuttavia capo alla quota incamerata direttamente dalla casa da gioco, e da qui erogata.

Gli avvocati Alessandro Mogavero, Gerardo Spinelli e Alvin Costantino, che li assistono, nella loro memoria hanno così sostenuto che la loro posizione non può essere equiparata a quella dei croupiers. Inoltre, insieme all’avvocato Ferruccio Felice, che assiste gli altri convenuti, è stata sollevata un’eccezione di incompetenza funzionale: secondo i legali, nella disputa tra colleghi, come è il caso in questione, e non tra datore di lavoro e dipendente, il giudice naturale dovrebbe essere quello civile, e non del lavoro. Il procedimento è stato rinviato a febbraio. Insomma l’ennesima vicenda giudiziaria in cui al centro c’è la casa da gioco di campione d’Italia dichiarata fallita durante l’estate