Campione, casinò fallito? Tutto da rifare

Vizio di forma nella procedura. La Cassazione rimanda la pratica a i giudici di Como. E intanto il passivo sale a quasi 180 milioni

Il casinò di Campione è fermo da anni

Il casinò di Campione è fermo da anni

Campione d'Italia (Como), 4 dicembre 2020 - Tutto da rifare per la dichiarazione di fallimento della Società Campione d’Italia, come aveva già stabilito la Corte d’Appello di Milano, ma con un anno e mezzo di ritardo. È questo il tempo impiegato dalla Corte di Cassazione, per esaminare e respingere il ricorso presentato a inizio aprile 2019 dalla Banca Popolare di Sondrio, contro la decisione della Corte d’Appello di Milano che aveva annullato la sentenza di fallimento emessa lo a luglio 2018 dal Tribunale di Como.

Il provvedimento era sfociato in una nuova richiesta di fallimento da parte della Procura, per sanare quel difetto di forma sollevato dai giudici milanesi: per la precisione la mancata audizione delle parti, e l’obbligo di concedere alla società la possibilità di presentare controdeduzioni al parere del Comune, maggiore creditore, che si era dichiarato contrario al concordato chiesto dalla Casinò di Campione. La prima udienza era stata fissata già a maggio. Ma in quell’occasione, tutto era stato congelato in attesa della decisione della Suprema Corte, a cui si era rivolta la Popolare di Sondrio, creditore della casa da gioco, sostenendo che il Casinò, per natura societaria, non poteva essere soggetto a dichiarazione di fallimento: chiedeva infatti di "cassare la sentenza impugnata nella sola parte in cui ha dichiarato l’assoggettabilità a fallimento del Casinò di Campione". Una interpretazione che la Cassazione ha ora rigettato, confermando la decisione presa dalla Corte d’Appello già un anno e mezzo fa. Ora il procedimento è tornato a Como, uscendo da un percorso giudiziario che definire intricato è riduttivo, facendo un salto indietro nel tempo, per apprestarsi a fare ciò che aveva stabilito la Corte d’Appello ad aprile 2019.

Da questo momento, sono stati dunque dichiarati decaduti i curatori fallimentari, e la Società Casinò di Campione torna ai vecchi amministratori, che dovranno confrontarsi con la seconda istanza di fallimento che la Procura aveva depositato ad aprile 2019, quando già si apprestava a dover ripetere il percorso. Si torna alla fase prefallimentare: sarà fissata un’udienza, nella quale potrà essere riproposto un piano di risanamento. Se in questi mesi, gli amministratori hanno costruito contenuti che i giudici riterranno proponibili, il Casinò di Campione potrebbe avere una possibilità di ripartenza. Diversamente, non si farà altro che dichiarare nuovamente il suo fallimento, rispettando i tempi previsti dalla procedura e le garanzie per ogni parte in causa.

Per contro, l’istanza nuovamente presentata dal procuratore capo di Como, Nicola Piacente, e dal sostituto Pasquale Addesso, aveva ritoccato al rialzo il totale del passivo, portandolo a quasi 176 milioni di euro. Una cifra che emergeva dalla somma di 82 milioni di valore dei creditori insinuati il 28 gennaio 2019, e delle insinuazioni tardive giunte entro il 1° marzo, pari ad altri 94 milioni. Concludendo che "La possibile riapertura della Casa da gioco, e della relativa attività, non appare un’ipotesi percorribile". Ma questa svolta non mancherà di avere cadute importanti anche sul fronte occupazionale, per quanto riguarda la gestione della cassa integrazione, delle indennità e dei trattamenti di fine rapporto.