Lugano recluta croupier. Di Campione

Mentre nella vicina Svizzera gli affari vanno alla grande, in Italia si allunga la lista dei creditori del casinò fallito

Tavoli da gioco al casinò

Tavoli da gioco al casinò

Campione d'Italia (Como), 28 gennaio 2019 - Fortuna e sfortuna vanno a braccetto sul Ceresio, anzi si guardano negli occhi dalle due sponde del lago. Da un lato c’è Campione d’Italia dove senza il casinò, chiuso dal 27 luglio, l’intero paese che un tempo era tra i più ricchi dello Stivale è al tracollo, dall’altro Lugano dove anche grazie alle disavventure dei dirimpettai le cose non sono mai andate meglio.

Se a Campione lo scorso 31 dicembre i curatori fallimentari hanno spedito le lettere di licenziamento ai 463 dipendenti della casa da gioco, a Lugano si preparano ad assumere quaranta collaboratori. Sulla sponda italiana il buco del casinò supera gli 80 milioni di euro e in Svizzera si preparano ad aumentare il capitale sociale da 5 a 7 milioni di franchi, oltre sei milioni di euro, per lanciarsi nel gioco on line. «Il nostro trend era in aumento anche quando il casinò di Campione d’Italia era aperto, ma sicuramente la sua chiusura ha spinto tanti loro clienti a venire a giocare qui – conferma la direttrice del Casinò Lugano, Emanuela Ventrici – Il 2018 è stato un anno straordinario per noi: il gioco è aumentato del 45% mentre l’incremento degli incassi si è attestato al 41,5%, l’aumento della clientela ha superato l’11%». Di qui la decisione di assumere quaranta nuovi dipendenti che finiranno a lavorare nel nuovo privè della casa da gioco che si doterà anche di un altro piano dedicato alle slot machine e una terrazza panoramica. C’è da scommettere che a presentare i loro curricula saranno anche molti ex-lavoratori del casinò di Campione, costretti a campare con mille euro lordi a mese da quando si è aperta la procedura di mobilità.

Niente in confronto agli stipendi che la casa da gioco erogava fino al 2009, quando è iniziata la crisi del gioco per la concorrenza del gioco on line e le sale slot. Gli altri insieme ai sindacati si preparano a presentare una class action. «Prima di licenziare questi lavoratori si sarebbe dovuta attendere la costituzione della nuova società (su cui dovrà decidere un commissario straordinario che dovrà essere nominato dal premier Giuseppe Conte, ndr) – spiega Giovanni Fagone, segretario regionale della Slc-Cgil – Sarebbe bastato un correttivo alle norme sulla cassa integrazione». Invece le lettere di licenziamento sono state spedite e i lavoratori si ritrovano tra i creditori privilegiati del fallimento, insieme al Comune, alla Popolare di Sondrio, fornitori, alberghi, agenzie di spettacolo e procuratori di artisti. Una lista che contempla centinaia di nomi. Il profondo rosso potrebbe superare i 100 milioni di euro.