Il Tribunale del Riesame conferma: sul casinò di Campione valida l’ipotesi di peculato

Dopo il rinvio della Corte di Cassazione

Un casinò (foto di repertorio)

Un casinò (foto di repertorio)

Como, 24 maggio 2018 - «Non è in dubbio che le somme di denaro incassate e custodite dalla casa da gioco devono ritenersi di proprietà del Comune, che le annota nella sua contabilità e inserisce il corrispondente credito liquido ed esigibile nel suo bilancio comunale».

Il provvedimento con cui il Tribunale del Riesame di Como – Luciano Storaci, Elisabetta De Benedetto, Cristiana Caruso – conferma il sequestro probatorio del sostituto procuratore Pasquale Addesso recepisce la correttezza delle conclusioni del pubblico ministero, nel momento in cui fonda l’ipotesi di peculato. Infatti, relativamente ai diversi ruoli degli amministratori coinvolti nell’indagine, definisce l’incaricato di pubblico servizio come colui che «a qualunque titolo presta un servizio pubblico, a prescindere da qualsiasi rapporto di impiego con un determinato ente pubblico».

L’intervento del Riesame è la conseguenza della decisione della Corte di Cassazione, che di fronte al ricorso presentato da due indagati aveva annullato l’ordinanza impugnata, e rinviato gli atti per «difetto di motivazione». Ora i giudici hanno nuovamente ribadito la sussistenza delle motivazioni della Procura, confermando il provvedimento, e argomentando circa la sussistenza della relativa ipotesi di reato: la presunta distrazione di un milione e 400mila franchi svizzeri, introiti della casa da gioco, destinati a essere versati al Comune di Campione, come da statuto che regolamenta i reciproci rapporti.

«Il dipendente comunale addetto al Casinò di Campione – proseguono i giudici comaschi – è un organo del Comune medesimo, con lo specifico compito di sorvegliare le attività e verificare la correttezza delle operazioni di pagamento e la destinazione al bilancio comunale dei proventi, unica fonte di reddito per l’ente pubblico».