Il Casinò di Campione non 'mantiene' più il Comune: "Il passivo ha ribaltato i ruoli"

Le motivazioni dell'istanza di fallimento presentata dalla Procura

AL TAVOLO Un interno del Casinò di Campione, la cui società di gestione è partecipata al cento per cento dal Comune (Cusa)

AL TAVOLO Un interno del Casinò di Campione, la cui società di gestione è partecipata al cento per cento dal Comune (Cusa)

Como, 17 gennaio 2018 - «La gestione del Casinò di Campione non può ritenersi né redditizia, né in grado di trasferire la quota finanziaria destinata al Comune, né tanto meno di raggiungere il proprio scopo sociale, il pareggio di bilancio del Comune». Sono le conclusioni derivanti dall’analisi di bilancio, che hanno spinto la Procura di Como a chiedere il fallimento della casa da gioco. «Considerata la situazione di vera insolvenza in cui si versa – prosegue l’istanza firmata dal procuratore capo Nicola Piacente e dal sostituto Pasquale Addesso – si viene a creare una sorta di ribaltamento rispetto alle finalità per cui è stata creata la società di gestione: non è più l’impresa che attraverso la propria attività concorre al conseguimento del pareggio di bilancio dell’ente locale, ma è quest’ultimo, di fatto, a finanziare la società attraverso il mancato trasferimento delle somme di sua spettanza».

La convenzione stipulata tra il Comune e la Società Casinò di Campione spa nel luglio 2014 prevede infatti dazioni di denaro pari a 700mila franchi ogni dieci giorni, per un totale di 41 milioni e 300mila franchi all’anno. Un accordo fondato sulla normativa del ministero dell’Interno, che autorizza l’esercizio del gioco d’azzardo per consentire al Comune l’incameramento di risorse tali da garantire il pareggio di bilancio.

Ma nel triennio 2014-2016 comincia a farsi strada il passivo di bilancio, ribaltando radicalmente l’andamento degli anni precedenti. Dall’analisi della gestione reddituale di tale periodo, emerge che «la società non ha generato utili, erodendo significative quote di patrimonio». Al 31 ottobre scorso, le analisi hanno stabilito che le perdite di esercizio avrebbero intaccato il patrimonio della società in misura pari al 37 per cento. Inoltre l’attivo «non risulta coperto da sufficienti risorse a lungo termine». Un quadro a fronte del quale la Procura di Como ritiene che difficilmente la spa partecipata riuscirà a far fronte ai debiti, e quindi «il socio pubblico dovrà necessariamente intervenire per fornire nuovi e cospicui mezzi alla casa da gioco». Dall’ultimo bilancio depositato, e relativo al 2016, emerge un attivo di 21 milioni di franchi, a fronte di un debito di oltre 65 milioni, composto da 33 milioni dovuti alle banche, 7 ai fornitori, un milione di debiti tributari e altrettanto verso gli istituti previdenziali, oltre a 15 dovuti al Comune. Il solo ammontare dei debiti verso le banche risulta superiore alla disponibilità finanziaria della società. Numeri che il prossimo 12 marzo finiranno davanti al giudice fallimentare di Como Alessandro Petronzi, per vagliare la richiesta giunta dalla Procura.