Omicidio Molteni, richiesta di processo per la moglie

Con lei pure Alberto Brivio: sono accusati di essere i mandanti

Il luogo dell'agguato

Il luogo dell'agguato

Carugo, 11 maggio  2017 - Richiesta di processo per Daniela Rho, 46 anni di Cabiate, e per Alberto Brivio, 49 anni di Inverigo, accusati di essere i mandanti dell’omicidio dell’architetto Alfio Molteni, ma anche per Vincenzo Scovazzo, 55 anni di Cesano Maderno, esecutore materiale del delitto, avvenuto la sera del 14 ottobre 2015, e Giuseppe De Martino, 60 anni, anche lui di Cesano, coinvolto in concorso con l’accusa di aver portato in auto gli esecutori fino a Carugo.

Infine il processo è stato chiesto anche per l’investigatore privato di Molteno Giovanni Terenghi, 58 anni, per reati di calunnia e concorso in stalking ai danni della vittima. La richiesta giunge dal sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso, alla scadenza dei venti giorni concessi agli indagati, dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, per chiedere di essere sentiti o produrre elementi integrativi alle indagini. Solo Daniela Rho ha chiesto l’interrogatorio, che si è svolto sabato in carcere al Bassone, dove è detenuta dallo scorso ottobre. A giorni sarà fissata l’udienza preliminare davanti al gup di Como Carlo Cecchetti, durante la quale gli imputati chiederanno riti alternativi o il rinvio a giudizio.

La Rho, ex moglie della vittima, e Brivio, rispondono in concorso per la lunga sequenza di reati commessi ai danni di Molteni, iniziati mesi prima della sua morte, con atti intimidatori e persecutori, sfociati quella sera in una intenzione di gambizzazione, che ne aveva causato la morte. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, questa serie di condotte avrebbe avuto il fine di danneggiare l’immagine dell’architetto, per convincere il giudice della separazione a non consentirgli di poter vedere e tenere con sé le due bambine nate dal matrimonio con la Rho. Per questo, sarebbero stati man mano assoldati, attraverso l’ex guardia giurata Luigi Rugolo, già condannato a 19 anni di carcere, soggetti incaricati di commettere atti incendiari o con l’uso delle armi. Terenghi avrebbe invece fornito alla Rho una serie di informazioni utilizzate per gli atti persecutori, ma si sarebbe anche presentato in Questura a Como, per denunciare il coinvolgimento della vittima in un inesistente spaccio di droga.