Assoldato dalla moglie di Molteni: "L'investigatore vada in carcere"

La richiesta di misura cautelare, già inoltrata al gip di Como, era stata rigettata lo scorso 22 marzo, ma ora il magistrato ha presentato Appello a quella decisione

Il luogo dell'agguato

Il luogo dell'agguato

Carugo, 29 aprile 2017 - Il sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso, chiede il carcere per Giovanni Terenghi, 58 anni, investigatore privato di Molteno, assoldato da Daniela Rho, ex moglie dell’architetto Alfio Molteni, ucciso a Carugo la sera del 14 ottobre 2015. La richiesta di misura cautelare, già inoltrata al gip di Como Maria Lusia Lo Gatto, era stata rigettata lo scorso 22 marzo, ma ora il magistrato ha presentato Appello a quella decisione: l’udienza è stata fissata Milano a metà maggio.

Era invece stata eseguita a Giuseppe De Martino, accusato di concorso nell’omicidio dell’architetto, per aver accompagnato a Carugo gli esecutori materiali la sera del delitto. Due colpi di pistola esplosi alle gambe del professionista con l’intenzione di ferirlo, che lo avevano invece ucciso. La posizione di Terenghi si discosta da quella della manovalanza man mano assoldata per commettere atti intimidatori e persecutori nei confronti della vittima, e si lega direttamente a Daniela Rho, la ex moglie arrestata a ottobre con l’accusa di essere la mandante dell’agguato, e di tutti gli episodi precedenti: incendio dell’auto dell’uomo, esplosione di colpi di arma da fuoco contro la sua finestra, lancio di una bottiglia incendiaria nel suo scantinato. Il tutto, secondo le accuse, con l’intenzione di screditarlo davanti al giudice del Tribunale Civile, che doveva decidere in merito all’affidamento delle bambine. Terenghi viene ritenuto dalla Procura coinvolto nei reati di stalking e di incendio e calunnia nei confronti della vittima.

In mesi di ricostruzioni di sms messaggi whatsapp e telefonate tra tutti i soggetti coinvolti in questo omicidio, i carabinieri hanno evidenziato che Terenghi forniva alla Rho le informazioni in tempo reale sugli spostamenti dell’ex marito, che poi venivano girate – attraverso l’amante della Rho, Alberto Brivio, e la guardia giurata che faceva da tramite - agli esecutori degli agguati. Davanti ai carabinieri, Terenghi aveva sostenuto di aver fatto normale attività di pedinamento per raccogliere elementi utili alla Rho nell’economia della causa di separazione. Lo stesso avvocato Paolo Camporini, che lo assiste, dichiara che il provvedimento oggi risulta «del tutto anacronistico», ma soprattutto che Terenghi «agiva su mandato della cliente, inconsapevole di quello che si muoveva attorno».