Strage di Erba, morto Carlo Castagna: addio all’uomo del perdono

Olindo e Rosa massacrarono sua figlia, il nipote e la moglie. La lezione: "L’odio non porta da nessuna parte"

Carlo Castagna ai funerali della moglie Paola (Ansa)

Carlo Castagna ai funerali della moglie Paola (Ansa)

Erba (Como), 27 maggio 2018 - Una vita segnata dalla tragedia, dal dolore, ma sorretta dalla fede e dalla forza del perdono. Carlo Castagna è morto la scorsa notte all’ospedale Valduce di Como dopo una breve malattia. Aveva 74 anni. Il nome Castagna rimanda immediatamente alla terribile serata dell’11 dicembre del 2006 e alla strage che si consuma alla Ca’ del Giazz, un grande edificio di ringhiera, ristrutturato in via Diaz, nel centro di Erba.

Coltellate, sprangate, il fuoco appiccato per cancellare, distruggere. Carlo Castagna si vede strappati la moglie Paola Galli, la figlia Raffaella, il nipotino Youssef, di due anni e mezzo, figlio di Raffaella e del marito tunisino Azouz Marzouk. Valeria Cherubini, la vicina del piano di sopra, è la quarta vittima. Una malformazione congenita della carotide salva Mario Frigerio, marito della Cherubini, mentre il coltello gli trapassa la gola. Sono condannati definitivamente all’ergastolo Olindo Romano e la moglie Rosa Bazzi, i vicini di casa che secondo le sentenze avrebbero compiuto il massacro al termine di lunga, sempre più esasperata conflittualità condominiale con Raffaela Castagna. Al tempo Carlo Castagna è un imprenditore-artigiano di successo, titolare dell’azienda di mobili “Cast&Cast”, affiancato dai figli Pietro e Giuseppe. Cattolico praticante, è impegnato nella parrocchia (sono molti i ragazzi che lo hanno avuto come catechista all’oratorio) e nella vita della comunità. Negli anni Settanta e Ottanta è stato consigliere e assessore per la Democrazia cristiana nel Comune di Erba.

La famiglia disapprovava Raffaella per il suo legame con Marozuk, negli ultimi tempi era la mamma Paola a starle più vicina. Il giovane tunisino è fuori dal carcere da pochi mesi, grazie all’indulto, dopo una storia di droga. Per qualche ora è parso il sospettato ideale. Carlo Castagna è il primo a scagionarlo: «Non è stato mio genero. È in Tunisia. Mi ha telefonato da lì. E poi non sarebbe stato capace di alzare un solo dito sul bambino», dice subito ai carabinieri.  Ancora pochi giorni, tutta Italia freme ancora di orrore, e Carlo Castagna annuncia una decisione a cui rimarrà fedele fino all’ultimo dei suoi giorni: il perdono a chi ha distrutto la sua famiglia e devastato la sua vita. Lo fa a caldo, ancora non si sa chi sia il responsabile dello scempio. Lo ripete un mese dopo, quando vengono blindati i Romano, lui, netturbino, un omone massiccio impacciato, lei uno scricciolo di donna, semianalfabeta ma molto apprezzata dalle signore come colf. «È arrivato - dice Castagna ai giornalisti che lo assediano - il momento di perdonarli, l’odio non porta da nessuna parte. Non capisco perché la gente si meravigli, tradirei mia moglie se non perdonassi i colpevoli. Io vivo la fede in questo modo». Una decisione che attira su chi l’ha presa ammirazione, commozione, ma anche incredulità e critiche. È comunque un impegno per le coscienze di molti.

Accanto ai figli, Carlo Castagna segue i processi senza mancare a una udienza, assolutamente convinto della colpevolezza della coppia Romano ma sempre pronto a ribadire il perdono. Lo ripete a dieci anni dalla strage: «La mia sofferenza è quella di sempre. Non ho perso un punto. Ma in questi dieci anni ho avuto il sostegno della fede. Sono sereno con me stesso, in pace con il mondo. Anche con quei due ragazzi. Il mio perdono, dato immediatamente con mamma Lidia, la madre di Paola, è confermato». Scrive un libro, “Il perdono di Erba”, pubblicato dalle edizioni Ancora. L’appartamento della strage viene dato in comodato alla Caritas e accoglie una coppia della Nuova Guinea con tre bambini. Su Facebook il saluto al padre di Pietro e Giuseppe Castagna: «Oggi papà ci ha lasciati. Ne abbiamo passate tante insieme, ma tu eri per noi sempre una guida, un esempio da seguire e da ammirare, e pur sapendo che adesso sarai felice perché hai ritrovato la tua Polly, Raffaella e il piccolo Fefé, a noi lasci una voragine di vuoto immensa e ci mancherai infinitamente. Riposa in pace papà». I funerali domani alle 14.30 a Erba, nella chiesa prepositurale di Santa Maria Nascente.