Cantù Basket, serve un miracolo per salvare la storia

Per la squadra i tifosi si appellano a Sant’Apollonia

Il patron della Pallacanestro Cantù Dmitry Gerasimenko

Il patron della Pallacanestro Cantù Dmitry Gerasimenko

 Cantù (Como)  – 9 febnnraio 2019  - Nel giorno in cui tutta Cantù è in festa per Sant’Apollonia, patrona della città e dei dentisti, sono in tanti a rivolgersi a lei chiedendo la grazia di far approdare finalmente in mano sicure la pallacanestro. Peggio che togliersi il dente del giudizio la telenovela infinita in cui è precipatata la società, insieme a tutti i suoi tifosi, dall’autunno scorso quando patron Dmitry Gerasimenko fu costretto a fare outing spiegando di non avere più un rublo da investire nella squadra dopo che le Camere penali di Mosca gli avevano pignorato il patrimonio.

Tra disavventure in campo e problemi societari da mesi in città non si parla d’altro e siccome a Cantù tutti sono tifosi a seguire da vicino le sorti della pallacanestro c’è anche la politica. «Sono momenti molto concitati e siamo tutti emotivamente coinvolti e in apprensione per le sorti della nostra squadra – testimonia la vicesindaco Alice Galbiati, che è figlia di un ex-giocatore del Cantù – Da tifosa mi auguro che le trattative in corso abbiano esito positivo». Tre mesi fa quando la crisi era appena scoppiata l’intero consiglio comunale decise di aggiornare la sua seduta per andare a tifare in tribuna al PalaDesio, in occasione di una partita in casa della squadra che da tempo ha dovuto rinunciare al glorioso Pianella, ormai ridotto a un guscio vuoto in attesa di trovare un nuovo proprietario che ne finanzi la riqualificazione. Uno dei problemi attorno a cui ruota la cessione della squadra, formalmente a costo zero come aveva detto Gerasimenko, in realtà onerosa visto che nell’operazione figura anche la quota di Pianella che lo Zar aveva acquisito quando l’acciaieria di Volgograd non gli era stata ancora sequestrata. E’ da un mese e mezzo che è in corso una trattativa-braccio di ferro tra Gerasimenko e i misteriosi compratori americani che paiono gli unici a essere interessati all’affare.

Fosse per loro che i bilanci degli ultimi anni se li sono voluti studiare pagina per pagina la pallacanestro sarebbe già passata di mano, ma Zar Dmitry è un’osso duro e a quanto sembra nelle ultime ore ha chiesto un rilancio. Si prosegue a oltranza tra telefonate, videochat e telefonate talmente da far invidia alla mitica linea rossa Casa Bianca-Cremlino. Il tempo però stringe, non tanto perché stasera si gioca quanto perché entro il 18 occorre sistemare un po’ di conti e pagare gli stipendi di novembre e dicembre a giocatori e staff, senza fare scherzi perché a controllare ci saranno gli ispettori della ComTec. Un affare da almeno 200mila euro e Zar Dmitry già tre mesi fa aveva detto di non essere più disposto a scucire un rublo per Cantù. «Sant’Apollonia pensaci tu» recitano le anziane in chiesa accompagnate dai loro nipoti, mai così devoti, con sciarpe biancoblù al collo.