Cantù, condannato a 15 anni di carcere per l’omicidio della suocera

Massimiliano Bellugi aveva ucciso a coltellate Celestina Castiglia, 79 anni, con la quale continuava a litigare

La mattina del primo ottobre 2019 è stata uccisa Celestina Castiglia

La mattina del primo ottobre 2019 è stata uccisa Celestina Castiglia

Cantù (Como), 15 luglio 2020 - L’aveva uccisa per rabbia, per i ripetuti dissidi, per l’incapacità di andare d’accordo con lei, la madre della sua convivente con cui divideva le scale di casa e il giardino. Un omicidio per il quale Massimiliano Bellugi, quarantunenne di Cantù, ieri è stato condannato a 15 anni di carcere, al termine del processo che si è svolto con rito abbreviato davanti al gup di Como Laura De Gregorio. La mattina del 1° ottobre dello scorso anno, aveva ucciso a coltellate la suocera, Celestina Castiglia, 79 anni, che abitava al piano inferiore della villetta bifamiliare in cui si era trasferito a vivere da alcuni mesi.

Il pubblico ministero Massimo Astori, per lui aveva chiesto 16 anni di reclusione, in considerazione di due aggravanti - la minorata difesa per l’età avanzata della vittima e la recidiva specifica relativa a un precedente di Bellugi del 2016, per maltrattamenti alla precedente moglie – ma allo stesso tempo ha chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche, per l’immediata confessione resa dall’imputato. Quel giorno i due avevano avuto un battibecco, l’ennesimo, dopo essersi incrociati in giardino: cosa era accaduto negli attimi prima dell’aggressione, era stato ripreso dalle telecamere installate all’interno dell’abitazione, con più punti di ripresa, trovate dai carabinieri di Cantù durante le indagini.

La prima volta quando Bellugi si affaccia per guardare dove si trovava la donna, che stava tagliando l’erba nel giardino posteriore. Pochi attimi prima, era salito in casa sua, al primo piano della palazzina familiare in cui abitavano, in via Cartesio 18, e aveva preso un coltello dal cassetto della cucina. Poi lo si vede scendere, con la mano destra che trattiene il coltello infilato sotto la manica della maglia. Era arrivato fino al locale di servizio che c’era al pianoterra, dove l’anziana donna era appena entrata per riporre il rasaerba. E qui l’aveva aggredita, colpendola ripetutamente: sette o otto volte nella parte alta del corpo. All’addome, al torace, e la più grave alla gola, come aveva stabilito il medico legale durante l’autopsia.

Nessuna immediatamente letale, ma tali da non lasciarle scampo. Una rabbia di pochi attimi, che si era concentrata in quella serie di coltellate. Subito dopo, Bellugi si era avviato a piedi verso un parcheggio, dal quale aveva chiamato i militari, confessando fin da subito il delitto. Quando i carabinieri di Cantù erano entrati in casa, l’hanno trovato la donna a terra, già senza vita, coperta di ferite. Fin da subito, sia davanti al pubblico ministero, che due giorni più tardi durante l’interrogatorio con il gip, Bellugi aveva ricostruito la lite avuta con la suocera, scaturita da motivi insignificanti ma ultima di una lunga serie di scontri. Come avveniva da anni, da quando si era trasferito a vivere con la figlia della vittima nell’appartamento sopra al suo. Una confessione piena, di cui ieri il giudice ha tenuto conto.