Cantù, vessati dagli uomini del clan. Ma al processo non si presentano

I titolari dei locali danneggiati rinunciano a costituirsi parte civile

Una serata movimentata

Una serata movimentata

Cantù (Como), 10 ottobre 2018 - Per mesi hanno subito danneggiamenti dei locali, aggressioni e pestaggi della clientela. Hanno servito consumazioni e bottiglie senza mai poter pretendere che venisse saldato il conto. Hanno chiesto aiuto ai carabinieri, cercando di esporsi il meno possibile.

Ma ieri, all’apertura del processo nei confronti di nove imputati accusati di essere i responsabili di devastazioni durate un anno nei locali del centro di Cantù, nessuno si è costituito parte civile. Sfileranno tutti in aula, chiamati come testimoni per raccontare quelle serate, tra 2015 e 2016, difficili da dimenticare, ma questo processo sembra non riguardarli. Davanti ai giudici del Tribunale Collegiale di Como, è arrivata una sola costituzione, un unico giovane che era stato picchiato, che ha deciso di rivendicare il suo diritto a ottenere un risarcimento. A processo, con rito immediato, sono arrivati Giuseppe Morabito, 31 anni, Domenico Staiti, 44 anni e Rocco Depretis, 22 anni, tutti residenti a Cantù e di origine calabrese, a cui la Dda di Milano contesta l’appartenenza alla locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense.

Gli altri imputati sono Manuel Zuccarello, 28 anni di Cermenate, Antonio Manno, 22 anni di Cantù, Valerio Torzillo, 23 anni di Cermenate, Luca Di Bella, 27 anni di Vertemate con Minoprio, Jacopo Duzioni, 25 anni di Cermenate e Andrea Scordo, 32 anni di Africo. Tutti detenuti in carcere, tranne Di Bella che si trova ai domiciliari, sono accusati di aver partecipato, e vario titolo e alternandosi, a pestaggi ed estorsioni di consumazioni nei locali che ruotano attorno alla piazza Garibaldi di Cantù, soprattutto durante le affollatissime serate della movida. Tuttavia in apertura processuale, il Collegio ha sollevato un conflitto di competenza, ritendo che il processo debba essere celebrato a Milano in virtù di quelle tre posizioni a cui viene contestato il ruolo associativo. Gli atti sono quindi stati trasmessi alla Corte di Cassazione, che dovrebbe decidere in tempi brevi, ma nel frattempo il procedimento non è stato sospeso. Ieri il pubblico ministero della Dda Sara Ombra, ha proceduto con l’ammissione delle prove, e il dibattimento è stato aggiornato all’11 dicembre, quando in aula, a Como, arriveranno i primi testimoni. Tra questi, i carabinieri di Cantù che hanno portato avanti le indagini a partire dalla sera del 10 ottobre 2015, quando davanti alla discoteca Spazio Renoir, avvenne l’aggressione a colpi di pistola a Ludovico Muscatello.

Ferimento per il quale sono già stati condannati a Milano Staiti e Depretis rispettivamente a 8 e 7 anni di carcere, con il riconoscimento dell’aggravante del metodo mafioso. Con questa indagine, gli inquirenti ritengono che sia emersa con grande chiarezza, la guerra in corso tra la famiglia Muscatello, che da oltre trent’anni mantiene il controllo nella zona del canturino, e i Morabito, che dall’interno della stessa Locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense, avrebbero iniziato a creare una cordata a se stante, la stessa che si è attivata per infiltrarsi nei locali del centro di Cantù.