L’eutanasia di Campione d’Italia: "Ci divorano i debiti e i veleni"

Il cambio sfavorevole, i conti pazzi. "Qui si spengono pure i lampioni"

Il casinò di campione d'Italia (Cusa)

Il casinò di campione d'Italia (Cusa)

Campione d'Italia, 13 luglio 2017 - "Sono almeno dieci anni che qui le luci della ribalta si sono spente e adesso non ci sono neppure più i soldi per cambiare le lampadine dei lampioni". È un sorriso amaro quello dei nonni che attendono il caffè al bancone del Bar Campione, un tempo erano invidiati dagli italiani perché li pagavano con stipendi svizzeri e dagli svizzeri perché pagavano le tasse all’italiana. "Adesso non ci considera più nessuno – sospirano –, da quando l’euro e il franco cambiano alla pari tutto in un giorno è aumentato del 20%. Noi ci lamentiamo perché con le pensioni non riusciamo a tirare a fine mese e i nostri figli non trovano lavoro. Peggio che in Italia".

È Italia anche qui, anzi è Campione d’Italia, enclave del Belpaese in terra elvetica, neppure quaranta chilometri oltre il confine. Appena 2.067 abitanti, cinquecento dei quali lavorano nell’unica azienda del paese, il Casinò, aperto nel 1933 perché altrimenti qui vivere sarebbe stato impossibile. "A Livigno si va a fare il pieno e da noi vengono a fare il vuoto", era la battuta ai bei tempi. Quando i "cummenda" arrivavano per giocare alla roulette e alle 3 del mattino, per raddrizzare una serata storta, si impegnavano l’auto fuoriserie per poter tirare l’alba sperando in un colpo di fortuna. Adesso molti dei clienti del Casinò sono cinesi, li vengono a prendere con il pullman in via Sarpi a Milano, non spendono un euro per il viaggio e anche per mangiare. Poi si giocano tutto quello che hanno. "Ma è comunque troppo poco – si lamentano i bar della piazza – l’ingresso del Casinò è distante appena cento metri, ma quelli non vengono qui neppure a bere un caffè".

L’altro giorno il sindaco Roberto Salmoiraghi, in carica da appena un mese, ha detto chiaro e tondo che a Campione sono arrivati alla canna del gas. "Al 30 di giugno del 2017 il Comune ha fatture inevase e scadute e ormai scadute pari a 3 milioni e 280mila franchi, soldi che devono prendere i fornitori. Ci sono fatture in euro non pagate per 434mila franchi, altri 633mila franchi di fatture non pagate, 500mila franchi di rate non pagate, quasi due milioni di euro di contributi non versati di lavoratori. Non sono stati pagati gli stipendi di giugno ai dipendenti del Comune, per un milione e 271mila franchi. Abbiamo arretrati del 2015 per quasi 2 milioni di franchi non pagati ai pensionati, assegni di confine non pagati del 2015 per oltre 850mila franchi. Ci sono cose incomprensibili, non sono state pagate fatture di importo esiguo, magari 100 franchi, anche di 5 franchi, significa che arrivavano e venivano chiuse in un cassetto". Al Casinò non va meglio, la casa da gioco deve formalmente al Comune 47milioni e 800mila franchi, ma è indebitato con gli istituti bancari per 30milioni e 800mila franchi, oltre a un mutuo di 6.669.000 franchi.

"Ci sono anche i debiti verso i fornitori, ci sono fatture insolute per 3 milioni 850mila franchi – conclude il sindaco – Mandiamo i nostri giocatori negli hotel e non paghiamo il conto e dobbiamo altri 700mila franchi, 800mila franchi di fatture per professionisti, debiti le fatture del poker per 150mila franchi. Qui è tutto sporco perché con le imprese di pulizia si rifiutano di pulire dopo che abbiamo accumulato con loro uno scoperto di 800mila franchi. Abbiamo un insoluto per i Tfr di 15 milioni e 400mila franchi". Un debito di 106 milioni e 800mila franchi che sommato a quello del Comune lievita a 150 milioni. Come alla roulette quando continua a uscire il nero, ma qui nessuno sa se un altro colpo è concesso.