Campione d'Italia, si lavora al freddo e senza soldi

Tagliate le indennità ai carabinieri. I dipendenti comunali non licenziati lavorano coi termosifoni spenti

I carabinieri a Campione d'Italia

I carabinieri a Campione d'Italia

Campione d'Italia (Como), 6 febbraio 2019 - Quando si dice che la crisi non guarda in faccia a nessuno: dopo le insegnanti della scuola materna, i dipendenti comunali, croupier e impiegati del Casinò a rimanere senza stipendio, o meglio senza l’indennità prevista per i militari e i corpi di polizia che lavorano lungo la fascia di confine, sono stati i sedici carabinieri in forza a Campione d’Italia.

L’ultima in ordine di tempo delle disavventure che hanno colpito di l’ex clave dove la crisi del gioco ha colpito durissimo mettendo in ginocchio insieme alla casa da gioco l’intero paese. Da un anno esatto ai sedici carabinieri che sorvegliano il paese non viene più riconosciuta l’indennità di 3.500 euro prevista dal contratto, una somma formalmente versata dal Comune che poi si riprendeva i soldi dallo Stato. Quando il casinò andava a gonfie vele anticipare 670mila euro non era un problema, lo è diventato dall’anno scorso quando il debito della casa da gioco nei confronti del Comune è esploso. Ai militari è toccata la stessa sorte dei 104 dipendenti comunali, senza stipendio dal febbraio del 2018, con la differenza che almeno loro hanno dovuto rinunciare solo all’integrativo visto che il resto dela busta paga viene garantito dall’Arma. In entrambi i casi nessuno o quasi ha chiesto il trasferimento, anzi i dipendenti comunali hanno impugnato la delibera in cui si prevede il taglio da 104 a 18 dipendenti e attendono la decisione del Tar del Lazio.

Ieri, oltre che senza stipendio sono andati a lavorare anche al freddo visto che in municipio il gasolio era finito e la caldaia si è fermata. Il commissario Giorgio Zanzi che dall’autunno scorso amministra il Campione ha dovuto faticare non poco per convincere il fornitore svizzero a concedere nuovo credito. Resistono nonostante il freddo i lavoratori del casinò, in presidio permanente dal 27 luglio in piazza Maestri Campionesi. Oramai è diventato un punto di riferimento per tutto il paese, arrivano i ragazzi di ritorno dalla scuola e i piccoli che quest’anno sono stati accolti dalla rete di solidarietà degli asili svizzeri, gli anziani che rimediano un caffè caldo e anche un piatto di pasta. «Riceviamo la solidarietà di tante persone – raccontano – ma tirare avanti è sempre più difficile. Tanti svizzeri vengono a trovarci qui al presidio e ci portano quello che hanno: il pane, i pelati per fare il sugo, contributi per la cassa comune che serve per aiutare le famiglie in difficoltà. Di italiani non se ne vedono, ai nostri connazionali non stiamo simpatici forse perché si ricordano quando qui c’era la ricchezza prodotta dal casinò. Peccato che si dimenticano che le tasse le abbiamo sempre pagati e i proventi del gioco sono andati a tutti». Basterebbe che a Roma si decidessero a nominare il commissario straordinario per il casinò previsto dalla Finanziaria. Il termine è scaduto lo scorso 19 gennaio, ma non è perentorio e a Campione temono di dover attendere ancora a lungo.