Campione d'Italia, oltre i debiti 50 milioni: futuro da roulette

Da aggiungere ai 130 di “rosso” per ripartire. Vanno trovati in due settimane L’Amministrazione comunale: tempo inadeguato per una proposta seria

Il casinò di Campione d’Italia, dichiarato fallito il 27 luglio del 2018

Il casinò di Campione d’Italia, dichiarato fallito il 27 luglio del 2018

Campione d'Italia (Como), 8 gennaio 2020 -  Per far ripartire il Casinò di Campione, servirebbero almeno 50 milioni di euro. Una stima che deriva dalla valutazione svolta da Maurizio Bruschi, commissario governativo incaricato dal Ministero di verificare i presupposti e i costi di una eventuale ripartenza dell’attività. La relazione era stata commissionata nel 2019, all’indomani dell’annullamento della sentenza di fallimento decisa dalla Corte d’Appello di Milano, che aveva contestato, ai giudici del Tribunale Fallimentare di Como, la mancata concessione di un’ulteriore proroga di quindici giorni, chiesta a luglio 2018, per presentare un piano di risanamento.

Nell’incertezza totale del procedimento giudiziario – finito in Cassazione e poi nuovamente a Como per ricominciare da capo – era stata commissionata una doverosa valutazione per capire quali sarebbero state le condizioni di un’eventuale ripresa dell’attività della casa da gioco, e avere così una quadro chiaro e realistico della situazione campionese, in ogni suo aspetto. Mettendo in fila i costi puri di ripartenza, che prescindevano dai debiti accumulati fino al 2017, la somma ha portato a quei 50 milioni di euro, da cui passa ogni possibile idea di ripartenza della casa da gioco.

Il dettaglio di quella relazione non è noto, ma sommando gli aspetti imprescindibili applicabili alla ripresa di qualunque attività, i costi riguardano l’assunzione e l’impiego del personale, la manutenzione necessaria a riutilizzare un edificio fermo da tre anni, l’integrazione di tutte le apparecchiature di gioco, il pagamento di fornitori o di altre spese non dilazionabili. Intanto l’Amministrazione Comunale di Campione, ha diffuso un comunicato con il quale "valuta positivamente la possibilità accordata alla società di gestione della Casa da gioco, di proseguire nelle attività di pianificazione del suo risanamento".

L’Amministrazione aggiunge che "i termini concessi risultano indubbiamente insufficienti" riferendosi ai quindici giorni concessi dal Tribunale, e che quindi "contiamo di poter ottenere la concessione di termini adeguati per consentire la presentazione di una proposta di risanamento seria e in grado di consentire la prosecuzione dell’attività del Casinò". Tuttavia, nel concedere quella proroga, i giudici hanno applicato l’articolo 162 della Legge Fallimentare, che dice: "Il Tribunale può concedere al debitore un termine non superiore a quindici giorni per apportare integrazioni al piano e produrre nuovi documenti".