Campione d'Italia, il no che cambiò le sorti del paese

Il maxiprogetto di un residence di lusso avrebbe portato nelle casse 9 milioni evitando il pre-dissesto e l’arrivo del commissario

Una protesta a Campione d'Italia

Una protesta a Campione d'Italia

Campione d'Italia, 8 dicembre 2020 - Perdere una causa in tribunale non sempre è una brutta notizia, a Campione d’Italia ad esempio nessuno o quasi si è stracciato le vesti dopo che il Tar di Milano ha deciso che il Comune aveva sbagliato due anni fa a bloccare il piano attuativo per l’area ex tennis. Un maxiprogetto da oltre 28mila metri quadri per la costruzione di un residence di lusso al posto del vecchio tennis club di via Totone, un’area al confine del paese da cui si gode una splendida vista del lago. Il progetto fu portato avanti dall’allora sindaco Marita Piccaluga e avrebbe portato nelle casse comunali oneri per oltre 9 milioni di euro, ma nella primavera del 2018 il suo successore Roberto Salmoiraghi decise di bloccare tutto.

Cambiando idea rispetto al contratto preliminare già firmato il sindaco decise di bloccare l’adozione del piano attuativo e chiedere lo scioglimento del contratto, invocandone la nullità. Naturalmente la società costruttrice, la Htc Costruzioni, impugnò la decisione del Comune e a due anni di distanza il Tribunale Amministrativo di Milano ha riconosciuto le sue ragioni. Secondo i giudici il contratto era perfettamente valido e l’amministrazione, anziché recedere sarebbe potuta intervenire introducendo variazioni e modifiche al progetto in nome dell’interesse pubblico. Quello che sta valutando in queste ore il sindaco Roberto Canesi, chiamato a decidere se impugnare o meno la sentenza e ricorrere al Consiglio di Stato. A complicare le cose c’è anche la richiesta di risarcimento per il danno subito dall’azienda, che potrebbe essere aggirata arrivando a una nuova intesa.

L’interesse da parte del Comune non manca visto che in ballo ci sono oltre 9 milioni di euro, una manna per il Comune alle prese con un bilancio ancora difficile da far quadrare senza poter contare sugli utili che un tempo erano garantiti dal Casinò. "Se quel piano fosse stato approvato a tempo debito si sarebbe evitato lo stato di pre-dissesto del Comune che poi ha portato all’arrivo del commissario ad acta e alla vicenda del fallimento del Casinò che tutti conosciamo – ricorda l’ex-sindaco Marita Piccaluga – Certo le difficoltà economiche di Campione non sono iniziate allora, durante il mio mandato ho dovuto fare molti tagli per ridurre i costi anche in Comune eliminando tante indennità che un tempo erano previste, ma questo ci ha permesso di mantenere i conti in equilibrio e pagare gli stipendi a fine mese. Le conseguenze delle decisioni del mio successore purtroppo le conosciamo tutti".

Intanto a Campione grazie a un’altra sentenza, quella della Cassazione, che la scorsa settimana ha stabilito che andrà rifatto il processo di primo grado per decidere sul fallimento della casa da gioco, si è tornati a sperare. Il sindaco Roberto Canesi e l’amministratore unico, Marco Ambrosini, stanno lavorando alla definizione di un piano di risanamento e ristrutturazione del debito che tenga conto delle esigenze dei creditori, ma anche della necessità dei campionesi di tornare a poter contare sull’unica azienda presente sul territorio comunale. A differenza di quel che accadde due anni fa questa volta a remare a favore dovrebbe esserci anche il Governo, in attesa del via libera della Cassazione per mettere in campo un piano di salvataggio della casa da gioco.