Campione, con il casinò chiuso Lugano fa i soldi

Dopo il crac, gli svizzeri incassano il 35% in più: "Grazie Italia"

La casa da gioco

La casa da gioco

Campione d'Italia (Como), 21 settembre 2018 - Il rosso e il nero si scrutano, se non proprio in cagnesco di certo con poca simpatia, sulle due sponde del Ceresio. Da un lato c’è Campione d’Italia, il nero, dove le cose da cinquanta giorni stanno andando tutte storte: il casinò è stato chiuso dal Tribunale fallimentare di Como il 27 luglio scorso e da allora l’ex clave è precipitata nella crisi peggiore di sempre, un paio di giorni fa è stato costretto a presentare le sue dimissioni anche il sindaco, Roberto Salmoiraghi, sfiduciato dalle dimissioni a raffica della maggioranza.

La fortuna è tutta sul rosso, a Lugano, dove la piccola casa da gioco non è mai andata meglio grazie ai clienti persi da Campione che l’hanno fatta volare a un +32% nel 2018, pari a un introito di 29 milioni di franchi svizzeri (25milioni e 660mila euro). Le puntate medie giornaliere ai tavoli sono cresciute del 49,4% e quelle alle slot del 47,4% grazie agli italiani, lombardi in particolare e moltissimi cinesi in trasferta da via Paolo Sarpi, che pur provare il brivido dell’azzardo hanno deciso di allungare di qualche chilometro la loro trasferta. La crescita dei visitatori continua, con un più 40% rispetto all’analogo periodo del 2017 e addirittura sono cresciute del 10% anche le ordinazioni al ristorante.

Non è un caso che a Lugano si stanno attrezzando per ampliare il loro casinò, ricavando un nuovo piano che sarà dedicato ai cinesi, giocatori formidabili, come già si erano accorti da alcuni anni a Campione. "Ogni giorno che il Casinò Campione d’Italia resta chiuso 250mila euro di mancati incassi se ne vanno nelle case da gioco del Canton Ticino" avevano avvertito le scorse settimane i sindacati dei lavoratori. Che ieri sera si sono nuovamente riuniti con i loro rappresentanti nella piazza Maestri Campionesi. "La riapertura del casinò, il ripristino dell’attività è imprescindibile, è l’unica soluzione percorribile, l’unico esito possibile – spiega Giovanni Di Cola, segretario nazionale di Uicom Uil –. È necessario un atto di volontà politica urgente. Ogni giorno trascorso, perso, produce un danno, che non è recuperabile. E avvicina la comunità di Campione al tracollo, ne compromette la sopravvivenza. I dipendenti, in più di un’occasione, con grande responsabilità, hanno accettato dei sacrifici. Dal 2012 hanno rinunciato a un’importante quota di stipendio. La responsabilità è altrove". Secondo il segretario della Uilcom la chiusura di Campione è un "colpo anche agli altri casinò e al modello del gioco responsabile contro la ludopatia". Quello che sindacati e lavoratori andranno a ripetere la prossima settimana a Roma, al Viminale. La proposta è riaprire, anche in via provvisoria, il casinò.