A Campione d'Italia un casinò riservato ai cinesi, ma la Procura boccia l’idea

Per i magistrati, "l’operazione aggraverebbe l’indebitamento"

Modelle cinesi al casino di Campione (Cusa)

Modelle cinesi al casino di Campione (Cusa)

Campione d'Italia (Como), 22 gennaio 2018 - Un'inversione di tendenza nello sbilanciamento tra utili e passivi, iniziata nel 2011 e mai ribaltata. Ma allo stesso tempo, le contromisure adottate dalla Società di Gestione del Casinò di Campione, non sono bastate ad arginare un passivo giunto ormai a livelli che appaiono irrecuperabili: 30 milioni di franchi svizzeri di debito con le banche, 41 milioni di esposizione con il Comune di Campione d’Italia, ente pubblico il cui pareggio di bilancio deve essere garantito dalla casa da gioco, che su questo ruolo fonda l’autorizzazione ministeriale a esercitare il gioco d’azzardo.

Nemmeno l'ultimo progetto divulgato un mese fa, la creazione entro il 2019 del «Dragon Casinò», una casa da gioco riservata alla facoltosa clientela cinese, sembra essere stata una buona idea, almeno secondo la Procura di Como, che nell’istanza fallimentare si sofferma su questa ipotesi. Entro il 12 marzo, davanti al giudice fallimentare di Como Alessandro Petronzi, il Casinò dovrà arrivare con una proposta di concordato preventivo, connessa a un piano di rientro e contenimento dei debiti, che deve forzatamente muoversi entro tempi determinati. L’istanza di fallimento, presentata dal procuratore capo di Como, Nicola Piacente e dal sostituto Pasquale Addesso, scaturisce da un fascicolo aperto sei mesi fa con l’ipotesi di peculato, per il quale a metà novembre la Guardia di finanza del Nucleo di Polizia Tributaria ha svolto una serie di perquisizioni nell’enclave. Tra i numerosi documenti acquisiti, compaiono anche quelli relativi all’operazione di conferimento di Villa Mimosa per 5 milioni di franchi, protagonista di un consiglio comunale del 12 dicembre, da cui era emersa la decisione di cedere tale immobile alla Società di gestione del Casinò. L’obiettivo sarebbe la creazione del casinò privato, riservato alla più facoltosa clientela cinese, danarosa e amante del gioco d’azzardo, che soprattutto nei fine settimana arriva in gran numero dall’Italia per passare la notte ai tavoli.

La nascita di uno spazio prestigioso a loro riservato, potrebbe forse catalizzarne la presenza, a dispetto delle altre realtà presenti in Canton Ticino. Tuttavia, come osserva la Procura, «un aumento di capitale, effettuato nei confronti di una società in grave insolvenza, servirebbe solo ad allungare l’irreversibile crisi, e ad aumentare la sua esposizione debitoria nei confronti di Comune». Infatti, la necessità economica immediata verrebbe soddisfatta da un finanziamento bancario: «Il vero pericolo – sottolinea l’istanza - è che tale operazione economica risulti controproducente, in quanto aggrava l’indebitamento societario, obbligando alla restituzione di quota capitale e interessi, e depaupera l’ente locale spogliandolo di un bene di sua proprietà».