Cadorago, il collaboratore sul delitto nel bar: "Tutti avevano riconosciuto l'assassino"

Luciano Nocera ha ribadito quanto già affermato: "Luciano Rullo ha una camminata particolare, come se fosse appena sceso da cavallo"

I carabinieri

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Cadorago (Como), 18 febbraio 2020 -  «Luciano Rullo ha una camminata particolare, come se fosse appena sceso da cavallo. Era impossibile non capire che era lui, si riconosce tra mille anche con il casco in testa, al bar lo hanno riconosciuto tutti, ma non vogliono la legalità, vogliono solo essere messi sotto». In una testimonianza durata ore, davanti alla Corte d’Assise di Como, il collaboratore di giustizia Luciano Nocera, 51 anni, ha ribadito quanto aveva già affermato ai magistrati della Dda nel 2015, quando aveva iniziato a pentirsi: Luciano Rullo, suo amico fin dall’infanzia, l’8 agosto 2008 all’interno del bar Arcobaleno a Bulgorello di Cadorago, avrebbe sparato a Franco Mancuso. Omicidio per il quale lo stesso Rullo, 50 anni, è ora imputato assieme a Bartolomeo Iaconis, 60 anni, ritenuto il mandante, in quanto intenzionato a vendicare un affronto subito dalla vittima.

«Era venuto da me qualche giorno dopo – ha affermato Nocera, detenuto con l’ergastolo per l’omicidio di Ernesto Albanese, avvenuto a Guanzate nel 2014 – dicendomi che era stato visto da mio cugino mentre attraversava di corsa un campo, dopo l’omicidio. Mi ha chiesto di parlargli, di dirgli di farsi i fatti suoi perché temeva che lo avrebbe detto ai carabinieri. Era nervoso. Mi ha anche raccontato che non partiva la moto che gli avevano dato per l’omicidio, diceva che era un rottame, aveva dovuto spingerla per farla andare». Moto che era stata bruciata dopo il delitto. Ma Nocera, che non conosceva la vittima se non per sentito dire, ha raccontato che di quell’omicidio Rullo non faceva mistero:

«Ero andato da Iaconis a dire che si vantava in giro: se fosse stato zitto non lo avrebbe saputo nessuno, ma lui non stava zitto. Sapevo che il motivo era una questione tra Mancuso e Iaconis, a cui Bartolo non aveva reagito perché Mancuso quella sera aveva una pistola. Rullo è sempre stato il pupillo di Iaconis, andava in giro lui a dirlo». Successivamente, Rullo avrebbe parlato di quell’omicidio altre volte con Nocera, lamentandosi. «Mi diceva che Iaconis lo aveva abbandonato, aveva paura per le indagini. Aveva trovato alcune microspie a casa e la moglie lo aveva lasciato, i carabinieri andavano di continuo al bar che gestiva in quel periodo e gli avevano fatto perdere la clientela. Aveva avuto anche un incidente in moto: diceva che sparare a Mancuso gli aveva portato sfortuna. Tempo dopo era venuto a chiedermi soldi e lavoro, era in difficoltà. Gli avevo proposto di ammazzare un albanese che mi stava dando fastidio, gli avrei dato 25mila euro, ma lui era andato subito a dirlo al socio di questo tizio».