Ca’ d’Industria, buco da 2 milioni. È rivolta contro il nuovo contratto

Dopo la chiusura di Villa Celesia il Cda vuole ridurre i compensi dei dipendenti che scioperano

Acque agitate alla Ca’ d’Industria dove ci si prepara allo sciopero contro il nuovo contra

Acque agitate alla Ca’ d’Industria dove ci si prepara allo sciopero contro il nuovo contra

Como, 19 settembre 2021 - È stata messa in ginocchio dal Covid la Fondazione Ca’ D’Industria di Como titolare di quattro case di riposo in città una delle quali, Villa Celesia, chiusa dal giugno scorso per cercare di tappare un buco da 600mila euro che rischia di lievitare a 2 milioni entro la fine dell’anno. Tutta colpa della pandemia che si è abbattuta con l’effetto di uno tsunami prima sugli anziani ricoverati, un centinaio dei quali sono morti a causa del virus, e indirettamente sull’amministrazione che improvvisamente si è trovata a dover fare i conti con un quarto di degenti in meno. Il conto è presto fatto: nonostante negli ultimi mesi è stata praticamente azzerata la lista di attesa ci sono ancora 109 posti letto liberi sui 437 totali. In particolare a Villa Celesia si è passati da 88 a 38 ospiti, per questo la direzione ha deciso di chiudere la struttura e spostare gli anziani nelle altre tre sedi rimaste aperte. Come se non bastasse per cercare di rimettere in pareggio il bilancio si è deciso di rivedere il contratto dei dipendenti, naturalmente al ribasso, scatenando le ire di tutto il personale che non ci sta a cambiare contratto e soprattutto rinunciare alle proprie tutele. "Protestiamo contro la scelta di cambiare a partire dal primo ottobre il contratto collettivo nazionale applicato -spiegano la Rsu e i delegati di Cgil, Cisl e Uil che il prosssimo 25 settembre organizzeranno un corteo di protesta con tutti i lavoratori per le vie di Como - Vogliamo convincere il consiglio di amministrazione a tornare sui propri passi. Ca d’Industria deve mantenere il contratto pubblico per tutto il personale. Anzichè tagli indiscriminati chiediamo un piano di rilancio condiviso con le Istituzioni cittadine, in particolare il Comune di Como e con il sostegno da parte di Regione Lombardia. Si devono progettare forme alternative di assistenza ed un’offerta di servizi all’avanguardia che sia di qualità per gli ospiti anziani e per gli operatori".