Dopo dieci anni potrebbe essere finalmente la volta buona per la riapertura de Buco del Piombo, la spettacolare grotta che domani la città di Erba chiusa, ormai quasi due lustri, a causa della caduta di alcuni massi precipitati sulla scala d’ingresso. I lavori di messa in sicurezza sono infatti finalmente conclusi e gli operai hanno provveduto al disgaggio delle porzioni di parete pericolanti e posizionato alcune reti protettive.
Gli interventi, costati oltre 130mila euro, sono stati compiuti con la supervisione del Comune di Erba e della Riserva Valle Bova sotto la cui competenza ricade l’antica grotta, un vero e proprio museo a cielo aperto per tutti gli appassionati di speleologia. Originata dall’azione della pioggia, nel corso di milioni di anni, sulla roccia sedimentaria chiamata Maiolica che altro non è se non il fondo di un antico oceano dell’era Mesozoica, emerso 140 milioni di anni fa, la grotta è il punto d’ingresso di una intricato sistema di gallerie che si sviluppano sotto l’Alpe del Viceré.
Un labirinto di cunicoli e passaggi, molti dei quali difficilmente accessibili e non ancora esplorati, di cui finora speleologi e geologi sono riusciti a svelare una porzione lunga poco più 5 chilometri. L’ingresso del Buco del Piombo è la porta spettacolare di questo intricato antro dantesco, una enorme bocca che si apre sul fianco della montagna larga 38 e alta 45 metri, occupata per buona parte da una coltre di detriti residui di un antico riempimento e dai ruderi di antiche strutture costruite dall’uomo in epoche storiche. L’interno della grotta è un ambiente molto particolare; le acque che scolano sulle pareti e sulla volta contengono in soluzione sali minerali calcarei che si depositano dando origine a stalattiti, stalagmiti. Entomologi e naturalisti sono scesi più volte al suo interno individuando una microfauna particolare, costituita da piccoli invertebrati che si sono perfettamente adattati per sopravvivere al freddo e al buio. Il Buco del Piombo è noto soprattutto per essere uno dei siti paleolitici più famosi della Lombardia: qui è stato rinvenuto il cosiddetto "Banco degli orsi", un notevole accumulo di ossa di Ursus spelaeus, vissuto all’epoca delle glaciazioni e successivamente estinto, oltre a manufatti dell’uomo preistorico riferibili al Paleolitico Medio e Superiore.