Bimba di 16 mesi morta in auto: omicidio colposo per i genitori

La piccola era in braccio e non legata al seggiolino

I carabinieri sul luogo dello schianto (Cusa)

I carabinieri sul luogo dello schianto (Cusa)

Cantù (Como), 20 novembre 2017 - La morte della piccola Aurora Sigi, vittima di un incidente stradale avvenuto il 2 maggio scorso a Cantù, fu causata da una manovra dell’auto che stava svoltando, ma anche dalla mancanza di una serie di precauzioni che avrebbero dovuto adottare i suoi genitori. Così Manuel Sigi, 29 anni e Vanessa Cunio, 26 anni, papà e mamma della bimba morta a 16 mesi, a conclusione delle indagini coordinate dal sostituto procuratore di Como Antonio Nalesso, e condotte dai carabinieri di Cantù, sono chiamati a rispondere di omicidio colposo stradale. Un’accusa in concorso con Fabio Pozzoli, 34 anni di Cantù, che nell’immediatezza era stato arrestato con l’accusa di omicidio stradale, al termine dei test alcolimetrici che avevano rivelato un tasso di 1.38 nel suo sangue, ben superiore alla soglia di 0,50 ammessa dal codice della strada.

L'incidente era avvenuto in una serata di pioggia e poca visibilità, quando Pozzoli, alla guida di una Skoda Fabia, aveva effettuato una manovra di svolta, colpendo frontalmente la Lancia Y10 su cui viaggiava la bimba con i genitori. Un’auto, quest’ultima, che si era rivelata sottoposta a fermo amministrativo e quindi non abilitata alla circolazione, con freni e pneumatici ritenuti «non efficienti». Ma, soprattutto, la bimba era priva di qualunque sistema di protezione obbligatorio. I rilievi avevano infatti ipotizzato fin da subito che Aurora stesse viaggiando in braccio alla mamma, sul sedile anteriore lato passeggero, senza cinture di sicurezza.

La consulenza svolta per conto della Procura ha concluso che se la piccola fosse stata sul sedile posteriore, affrancata a un seggiolino, il suo destino sarebbe stato diverso. Perché quelle lesioni con cui era giunta al pronto soccorso in condizioni drammatiche - un trauma cranico e facciale, la frattura della gambina destra e altre escoriazioni – e che ne hanno determinato la morte, con l’adozione di adeguate misure di sicurezza che il Codice della strada impone come obblighi, secondo la Procura non si sarebbero prodotte, o almeno non così gravemente. La stessa consulenza, una volta depositata, aveva già determinato la revoca dei domiciliari a carico di Pozzoli.