Tragedia in caserma ad Asso, l'arrestato: "Non dovevo tornare in servizio..."

L’ammissione di Antonio Milia davanti al pm dopo che giovedì ha ucciso il comandante Doriano Furceri

Il brigadiere Antonio Milia pistola in pugno, alle sue spalle il corpo di Doriano Furceri

Il brigadiere Antonio Milia pistola in pugno, alle sue spalle il corpo di Doriano Furceri

Asso (Como) -  Questa mattina alle 9.30, il giudice del Tribunale Militare di Verona interrogherà Antonio Milia, il brigadiere di 57 anni, arrestato venerdì con l’accusa di omicidio volontario del suo superiore, il luogotenente Doriano Furceri, e di lesioni aggravate nei confronti di un militare del Gis, raggiunto alla gamba da un proiettile durante l’incursione nella caserma di Asso. Assistito dal suo avvocato, Roberto Melchiorre, dovrà decidere se rendere nuovamente piena confessione, come già avvenuto venerdì davanti ai magistrati del Tribunale Militare e della Procura di Como. Come stabilito, la competenza è di natura militare, in base a quanto previsto dal Codice Penale Militare di Pace, ma anche la Procura Ordinaria sarà informata dei passaggi essenziali. Se il brigadiere deciderà di rispondere alle domande del giudice anche in questa occasione, potrebbe integrare qualche dettaglio che venerdì non era riuscito a spiegare con chiarezza, a causa di una evidente confusione mentale, qualche buco di memoria e difficoltà di ricostruzione.

Oggi è anche stata fissata l’autopsia sulla vittima, il cui incarico è stato affidato a Giovanni Scola, storico consulente medico legale della Procura di Como. Si tratta di un passaggio più che mai importante, per ricostruire le esatte modalità dell’omicidio, e la sequenza dei tre colpi di pistola esplosi da Milia a distanza ravvicinata, frontalmente, che avrebbero raggiunto Furceri nella parte alta del corpo. Solo l’esame autoptico potrà raccontare nel dettaglio questo momento, e determinare quali ferite sono state mortali.

Una volta accantonati questi due passaggi, interrogatorio di convalida e autopsia, è molto probabile che il primo aspetto che dovrà essere affrontato è la condizione mentale di Milia, procedendo con una perizia o una consulenza, per capire se il brigadiere era in grado di comprendere il significato e la gravità di ciò che stava commettendo quando ha sparato al suo comandante di stazione e si è barricato nella caserma per tredici ore. Ma anche per mettere a fuoco la patologia con cui ha fatto i conti in questi ultimi mesi. Come già preannunciato dal suo avvocato, sarà essenziale ricostruire la sua storia clinica, e il percorso di cura fatto dal ricovero all’ospedale Sant’Anna, fino ai colloqui successivi. Infine, non è escluso che vengano disposti anche accertamenti sulle modalità e i criteri adottati dalla Commissione medica dell’ospedale militare, nel momento in cui ha ritenuto Milia idoneo a rientrare in servizio. Lo stesso Milia durante l’interrogatorio di venerdì ha detto di essere rimasto sorpreso della sua riammissione.