Argegno, sei indagati per i lavori al lido

Abuso edilizio, nei guai anche l’ex sindaco e ora consigliere regionale Francesco Dotti

Il lido al centro dell'inchiesta

Il lido al centro dell'inchiesta

Argegno (Como), 11 febbraio 2014 - Si è chiusa con sei indagati e nove differenti ipotesi di reato di abuso edilizio, l’indagine sulla ristrutturazione del Lido di Argegno. Il sostituto procuratore di Como Giuseppe Rose, accusa a vario titolo l’ex sindaco Francesco Dotti,, 55 anni, attualmente consigliere regionale di Fratelli d’Italia, coinvolto in qualità di committente dei lavori, in quanto alla guida della Giunta che aveva approvato il progetto.

Assieme a lui, hanno ricevuto l’atto di conclusione delle indagini Silvio Lezzeri, 42 anni, progettista e direttore dei lavori, Giacomo Del Fante, 44 anni, legale rappresentante della società Edil Strade Valtellina, esecutrice dei lavori, Davide Bordoli, 47 anni di Lenno e Corinna Albini, 32 anni di Lenno, amministratori dell’altra società esecutrice dei lavori, la Centre Point srl. Si aggiunge infine il nome di Matteo Monti, 32 anni di Carate Urio, tecnico del Comune di Argegno.

Le accuse, per i primi cinque, ipotizzano la realizzazione di nuovi lavori edilizi, in assenza di un titolo che abilitasse alla realizzazione di nuove parti della struttura turistica. In particolare, si fa riferimento a un edificio principale di oltre 600 metri cubi, un altro edificio destinato a cabine, bagni e centrale termica di 90 metri cubi, e una piscina di 11 metri per 6. A ciò si aggiunge la realizzazione di una nuova scogliera di «difesaspondale», che avrebbe modificato la quota della spiaggia esistente. Lavori per i quali i cinque indagati avrebbero agito in violazione delle norme geologiche del piano regolatore in vigore ad Argegno, assumendo una delibera di giunta a sua volta illegittima. Sono inoltre accusati di aver realizzato tali lavori di ampliamento del Lido, in assenza di autorizzazione paesistica, il cui provvedimento sarebbe stato formato solo a posteriori, e di aver alterato le bellezze naturali di luoghi soggetti a vincolo. In particolare, la fascia costiera, ritenuta di notevole interesse pubblico.

Infine, per incrementare il giardino del Lido, sarebbe stato invaso un mappale di proprietà del demanio pubblico. Lizzeri è accusato inoltre di aver falsamente attestato la conformità urbanistica del progetto e, in concorso con Monti, di aver formato un atto che falsamente attestava la necessità di posizionare sassi di notevoli dimensioni per realizzare un muro di difesa spondale a tutela della parte retrostante. Contestazioni che riguardano atti e lavori realizzati tra dicembre 2011 e giugno 2013, quando la struttura finì sotto sequestro per oltre un anno.