Alserio, Simone Savogin porta la poesia a Italia's Got Talent e stupisce tutti /VIDEO

L'artista comasco in finale al talent show: la nostra intervista

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Alserio  (Como) 16 marzo 2019 – Le sue parole dedicate a un figlio immaginario avevano sbalordito il pubblico di Italia’s got Talent e persino Mara Maionchi ha dovuto ammettere che Simone Savogin, 38 anni, artista comasco che di professione fa il doppiatore di videogiochi, ha fatto qualcosa che in televisione non si era ancora visto: recitare una poesia; perlomeno non nel modo in cui l’ha fatto Savogin, che oltre ad essere musicista e scrittore, per tre anni consecutivi è stato campione italiano di poetry slam, le competizioni che si svolgono nei teatri di tutto il mondo nelle quali i concorrenti si affrontano in vere e proprie battaglie in rime. Venerdì Savogin si è guadagnato la finale del talent con un'altra impressionante performance sul tema della guerra. 

Cosa ci fa un poeta sul quel palco?

Non considerandomi poeta, la domanda non si dovrebbe porre, ma visto che sono su quel palco a rappresentare la LIPS (Lega Italiana Poetry Slam), rispondo che non c'è differenza, al mio occhio, tra uno slam e un talent show, per quanto riguarda l'intento: arrivare alle persone. Certo, forse l'ambiente non sembrerebbe il più "abituato" a cose del genere, ma essendomi sentito spesso fuori luogo, un'occasione in più per farlo non mi cambia la vita. Il mio obiettivo è provare a far vibrare qualcosa in chi ascolta, se dovessi riuscirci, che ci sia uno spettatore o che ce ne siano migliaia, a me poco cambia, mi imbarazzo uguale, ma mi arricchisce altrettanto.

Pensi che il successo della tua performance derivi anche dall'aver portato in televisione qualcosa che fino a oggi si era visto solo nei teatri?

Assolutamente sì, il fattore "novità" ha giocato molto, ma è comunque una componente importante nello smuovere gli spettatori, quindi spero di riuscire a non deludere le aspettative di chi ha notato solo ora l'esistenza dello slam, portando qualcosa di contenutisticamente buono e d'intrattenimento. In realtà è un po' una costante nelle cose che mi capita di fare, spesso mi accorgo che la gente si abitua presto a lassismo, a standard bassi, a incapacità o a mancanza di contenuti; spesso ciò che scrivo o faccio non è nulla di innovativo o non ha grande valore, ma ne acquista in rapporto con ciò che sta attorno... forse l'onestà di pretendere il meno peggio da me stesso risuona in chi fruisce di ciò che scrivo o faccio.

Credi che il pubblico colga l'essenza della tua poesia o è colpito più dalla spettacolaritá della  performance?

Credo importante comunicare, credo importante riempire il più possibile ciò che scrivo di appigli e immagini, così che chi legge o ascolta o assiste alla performance possa cogliere quel che colpisce e possa decidere se lasciarsi andare a suono, intenzione, testo, rimandi, giochi o quel che vuole. A me fa un piacere immenso scoprire che qualcuno possa cogliere esattamente quel che avrei voluto dire, ma mi stupisce e imbarazza buono il venire a sapere di interpretazioni altre, a cui, magari, ho pensato solo marginalmente o che ho dato per scontate, ma che per qualcuno contano molto; viceversa mi aiuta molto a imparare, lo scoprire che qualcuno non dia valore a ciò che per me è importante, ma si interessi di altri passi su cui, magari, ho sorvolato.

La crescita del poetry slam in Italia ha favorito un'attenzione maggiore verso la poesia?

Lo scopo del poetry slam è esattamente attirare più pubblico possibile a un'arte troppo spesso relegata alla solitudine e alla carta stampata, ma solo per aiutare il pubblico a sciogliere quella paura iniziale che si può avere davanti alla "poesia". Essendo il poetry slam un mezzo, non ho mai capito le critiche che gli vengono mosse dai "poeti titolati" che lo relegano a poesia di serie B o a un modo di spettacolarizzare qualcosa di intimo; senza la pretesa di essere un traguardo, lo slam spera di poter avvicinare quel pubblico che sappiamo sempre meno lettore alla poesia, sia essa bassa, media o alta...

Nell'epoca della comunicazione ultrarapida, della scrittura maltrattata e delle parole usa e getta come ti spieghi l'affermazione di una forma espressiva così "antica"?

L'essere umano, a mio avviso, ha bisogno di sentirsi accettato, di risuonare con qualcuno, di sentirsi parte di qualcosa, il continuo correre ci dà l'illusione di essere vivi, perché gli stimoli continui ci accendono l'attenzione in ogni momento, ma come quest'infusione di dopamina ha necessità di essere stimolata di continuo, tanto in fretta svanisce. Trovare il modo per prendersi il tempo di fruire di un pezzo da slam, di un intero slam, di un reading di un solo poeta, di un libro, insomma, di qualcosa di più pieno e "fondamentale", appaga invece di dare sollievo. Spesso si confondono queste due funzioni diametralmente opposte dell'arte (e di ogni necessità umana).

È la dimostrazione che si può dare in pasto al grande pubblico anche qualcosa di culturale?

Ma certo! So che è sconveniente e triste da dire, ma esattamente come non ho alcuna fiducia nel genere umano, quindi ho totale fiducia nel genere umano, così non vedo alcuna distinzione tra pubblici, non mi aspetto nulla da qualsiasi pubblico, così da aspettarmi qualsiasi cosa da qualsiasi pubblico. Se una cosa non funziona per qualcuno, funzionerà per qualcun altro, se non funziona proprio, non sarà il momento, il luogo, il mezzo, poco importa, finché si è onesti e aperti, senza far male a nessuno, provare a raggiungere più persone possibili non è l'aspirazione di ogni artista?! (e non che mi consideri tale, ma tant'è). 

Quali saranno i tuoi impegni ora?

Per la finale vorrei provare a scrivere qualcosa di nuovo... anche se c'è pochissimo tempo e temo di non esserne in grado. Il 21 uscirà il nuovo libro per Tre60 e lo presenterò in giro per l'Italia (il 26 alla libreria di Via Volta a Erba; il 27 alla biblioteca di Garbagnate Monastero (faccio Haikoodle con Martina), il 29 alla UBIK di Como; il 4 alla Gogol&co di Milano, il 5 all'arci Bellezza a Milano, il 6 a Verona a Vinitaly (col Butterfly effect) e il 7 allo Spazio Teatro 89 a Milano (sempre col butterfly effect)