Como, accompagnò alla stazione l’amico che si tolse la vita in Svizzera: prosciolto

La decisione: aiuto al suicidio? Se è minimo si può

valico autostradale

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Albaviolla (Como), 12 novembre 2018 - Un contributo minimo, la cui assenza non avrebbe scalfito la determinazione di chi aveva fatto quella scelta. Al termine di lunghi accertamenti è stata archiviata la posizione di un uomo che, lo scorso anno, aveva accettato di accompagnare un amico alla stazione ferroviaria di Chiasso, diretto in una clinica Svizzera per affrontare il suicidio assitito. I fatti risalgono a settembre 2017, quando era giunta sul tavolo del sostituto procuratore di Como Valentina Mondovì la segnalazione dei carabinieri di Erba, da cui era scaturita l’apertura di un fascicolo con l’ipotesi di istigazione al suicidio.

L’uomo, un sessantaduenne di Albavilla, si era recato oltreconfine per sottoporsi al suicidio attraverso una somministrazione di farmaci. Ma i servizi sociali di Albavilla, che da qualche tempo seguivano il professionista affetto da una grave forma di depressione, avevano segnalato l’accaduto ai carabinieri. Ai suoi pochi interlocutori aveva infatti scritto una lettera, in cui manifestava la decisione di affidare la fine della sua vita a una clinica svizzera. La lettera era arrivata negli uffici quando l’uomo aveva ormai compiuto il suo gesto, e altro non era rimasto da fare che segnalare questa triste vicenda a carabinieri e Procura.

Al rientro in Italia della salma era stata disposta l’autopsia. I carabinieri avevano individuato un amico a cui il professionista aveva chiesto un passaggio fino alla stazione ferroviaria di Chiasso, dove aveva preso il treno diretto verso la meta finale. Accertamenti che erano un atto dovuto, finalizzato a stabilire se quell’aiuto fosse avvenuto nella consapevolezza che l’uomo stava andando incontro alla morte assistita. Ma alla fine, tale apporto è risultato essere minimo, non tale da influire sulla decisione.