Aids, in un anno 25 nuovi contagi nel Comasco

Al Sant'Anna vengono seguiti circa 800 pazienti, ma i giovani continuano a sottovalutare il problema

Laboratorio

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Como, 28 novembre 2018 - Dalla paura, che alcune volte degenerava in vero e proprio terrore, alla sottovalutazione il passo è breve, specie quando si parla di Hiv. In poco più di trent’anni è completamente mutata la percezione della società sul rischio Aids, specie tra i giovani che spesso sottovalutano il problema fino alle conseguenze più gravi, ignorando che malgrado i passi da gigante della ricerca dall’Hiv non si guarisce e di Aids si continua a morire. «A livello nazionale i casi sono circa 3.500, con 1.000 casi di Aids conclamato. Nel 90% dei casi la trasmissione avviene per via sessuale – spiega Luigi Pusterla, primario del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Sant’Anna - La disponibilità di test di ultima generazione e di terapie sempre più efficaci e semplici ha portato a un incremento di aspettativa di vita di oltre 50 anni, ma bisogna raggiungere l’obiettivo 90-90-90: il 90% dei casi diagnosticati, il 90% dei casi in trattamento e il 90% dei casi con viremia soppressa». Invece anche a Como di Aids si continua a morire.

«È accaduto anche di recente con pazienti che non hanno assunto correttamente i farmaci o che giungono alla diagnosi troppo tardi con le complicanze che l’infezione comporta. Stimiamo che il 74%, di chi ha contratto l’infezione sia ancora senza diagnosi. Bisogna sensibilizzare la popolazione a sottoporsi al test per Hiv che viene eseguito solo nel 27% dei casi dopo comportamento a rischio. Ricordiamo che l’esame è gratuito». L’Unità Operativa di Malattie Infettive dell’ospedale Sant’Anna quest’anno ha effettuato circa 4.200 visite con 5.650 accessi di persone positive all’Hiv.

L’Ambulatorio di via Ravona ha seguito circa 800 pazienti con Hiv, (25 quelli scoperti solo quest’anno) di cui 145 con coinfezione da epatite C e circa 123 con coinfezione da epatite B. Il 92% dei pazienti in cura al Sant’Anna è in trattamento antiretrovirale con risposta completa nel 90% dei casi, ovvero con il virus non più rilevabile. La struttura di Malattie Infettive da sempre lavora in stretta collaborazione con il Centro di Infezioni Sessualmente Trasmissibili di via Napoleona per offrire ai pazienti attività diagnostiche e di cura. Una vera e propria equipe di medici con varie specialità che comprendono l’Urologia e l’Ostetricia e Ginecologia perché la prima causa di diffusione di Hiv è la promiscuità sessuale. Il primario Paolo Beretta si occupa della cura delle pazienti con Hiv che affrontano una gravidanza e delle donne che sono affette da Hiv e altre patologie quali, ad esempio, il papilloma virus che spesso sfocia in neoplasie a causa dell’immunodepressione.