Como, aggressioni e rapine a coetanei: quattro giovani finiscono in manette

Le violenze per miseri bottini. Nei guai anche alcuni ragazzi indagati dalla Procura dei Minori

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di Paola Pioppi

Aggressioni e rapine commesse in gruppo nei confronti di coetanei, anche per miseri bottini, che hanno condotto ieri mattina in carcere quattro giovani residenti tra Mariano e Cantù: Bilal Hamed e Anas Al Najar, entrambi diciottenni di Cantù, Youssef Nehidi, 21 anni anche lui residente a Cantù e Abdelrahman Abdelghani, 18 anni di origine egiziana, senza fissa dimora.

Tutti e quattro, assieme ad alcuni minorenni indagati dalla Procura dei minori, sono accusati di lesioni aggravate nei confronti di tre coetanei, per il pestaggio avvenuto nella serata tra il 13 e il 14 novembre scorso, vicino a un locale pubblico di Mariano Comense, in via per Novedrate. Colpiti da una raffica di calci e pugni, che a uno di loro avevano causato fratture al volto e una prognosi superiore a quaranta giorni. Era inoltre stata colpita e danneggiata l’auto di una delle vittime.

Il solo Al Najar, assieme a un minorenne, è inoltre accusato di aver rapinato un ragazzino di 15 anni al parco giochi di Corso Europa di Cantù il 9 febbraio: dopo averlo immobilizzato con violenza, gli avevano strappato lo scaldacollo che indossava. Un episodio, quello di novembre, per il quale i carabinieri di Mariano Comense avevano immediatamente avviato le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Como, Maria Vittoria Isella, nelle quali sono confluiti anche gli accertamenti svolti dai militari di Cantù in seguito all’aggressione di febbraio.

I testimoni avevano parlato di "un gruppo di venti ragazzi maghrebini, che si rendevano ostili con tutti, per puro divertimento". Si buttavano contro gli altri ragazzi, tiravano spallate, cercavano di provocare. In particolare una delle vittime di Mariano Comense, ha raccontato di essere poi stato seguito fuori dal locale e accerchiato: "Hanno iniziato senza alcun motivo ad aggredirmi, dandomi spintoni, calci, pugni sia in faccia che in tutto il corpo. Ero caduto a terra, ma loro continuavano ad aggredirmi con ferocia". Salvo poi dover andar in Pronto Soccorso ed essere dimesso con una diagnosi di fratture, per la quale gli era stato ingessato un braccio e operato uno zigomo. Era stato lui a riconoscerli e a consentire la loro identificazione. Così come il quindicenne, nonostante prima di allontanarsi, gli aggressori gli avessero intimato di non avvisare i carabinieri, altrimenti gli sarebbe successo "qualcosa di brutto". Condotte per le quali il gip ha ritenuto che l’unica misura cautelare idonea in questo momento fosse il carcere, dove sono stati condotti ieri mattina.