Como, 28 febbraio 2014 - Sceglie le parole riconciliazione, giustizia e misericordia il vescovo di Como, monsignor Diego Coletti, per tornare ancora una volta sulla vicenda di don Marco Mangiacasale, ricondotto allo stato laicale nel dicembre scorso da Papa Francesco per le violenze alle giovani della parrocchia di San Giuliano. Una vicenda torbida che ha diviso profondamente la diocesi lariana, sia quando i fatti vennero scoperti sia più recentemente quando la curia ha deciso di tenere sotto silenzio la decisione del Vaticano.

Un atteggiamento duramente criticato dall’attuale parroco di San Giuliano, don Roberto Pandolfi, che nelle scorse settimane in una lettera aperta si era scagliato anche contro Coletti. «Sento fortemente in me il desiderio di rivolgere una parola alla comunità parrocchiale di San Giuliano – scrive Coletti in un messaggio indirizzato alla diocesi per la Quaresima - e a tutte le persone che hanno in vario modo sofferto per la vicenda che ha portato il Santo Padre, a conclusione dell’indagine canonica diocesana, a dimettere il sacerdote Marco Mangiacasale dallo stato clericale.

Rinnoviamo alle giovani vittime e alle loro famiglie la domanda umile e accorata di perdono per tutto il male che hanno dovuto subire, nella speranza che si possa partire da qui per intraprendere il cammino della riconciliazione». Il vescovo esprime il proprio rammarico per non essere riuscito per tempo a diffondere la decisione della Santa Sede. «Grava sul mio animo la tristezza di non essere riuscito a far pervenire con chiarezza a queste famiglie la mia sollecitudine – puntualizza - intenzione che pure era nel mio cuore. Per la parrocchia di san Giuliano, che sappiamo essere addolorata e disorientata, possa questa Quaresima costituire una fonte di luce e di consolazione, dove poter sperimentare la tenerezza di Dio e la riconciliazione fraterna che da essa deriva».

Un pensiero anche a Marco Mangiacasale, ormai ex-religioso, per il quale monsignor Coletti invita a provare un sentimento di misericordia. «Nulla può attutire la gravità delle sue azioni – conclude il suo appello il vescovo - Egli, però, rimane per tutti un fratello nella fede, da sostenere e accompagnare nel suo desiderio di redenzione. Abbiamo bisogno di praticare assiduamente fra di noi la misericordia che Dio così copiosamente elargisce. Non permettiamo che lo spirito del male possa seminare divisione e discordia fra di noi».

di Roberto Canali