Olgiate Comasco, 8 novembre 2013 - Non è la prima volta che la Sisme si ferma, negli ultimi tre anni si può dire che quest’azienda e i suoi operai non abbiano conosciuto pace, continuamente tirati in ballo per tagli annunciati e contratti di solidarietà subiti, questa volta però la sensazione è che si sia di fronte a uno di quegli appuntamenti definitivi. Lo pensano i lavoratori che ieri in massa si sono radunati fuori dai cancelli dell’azienda, lo sottoscrivono i sindacati che mercoledì sera in Confindustria hanno abbandonato il tavolo della trattativa.

«Alla fine la differenza tra le richieste che abbiamo avanzato e la proposta dell’azienda era di 300mila euro, ripartiti in incentivi all’esodo per i lavoratori – spiega Alberto Zappa della Fim-Cisl – Un piccolo sacrificio per l’azienda che può fare la differenza per tante persone che in questi anni hanno fatto la fortuna della Sisme ai quali adesso si chiede di andarsene, in una congiuntura di mercato difficilissima. Di fronte alla disponibilità del ministero del Lavoro di concedere un altro anno di cassa in deroga, l’atteggiamento dell’azienda che continua ad arroccarsi su un piano industriale senza futuro è inspiegabile e indifendibile. Nella nostra idea di fabbrica ci sono gli operai, se la direzione ha un’idea alternativa motivi trovi il coraggio di spiegare i tagli ai lavoratori.

Di sicuro noi non avvalleremo questo modo di operare». Compatti i lavoratori che ieri mattina alle 5 si sono presentati di fronte ai cancelli dell’azienda ma non sono entrati. «C’è tanta esasperazione ma anche voglia di non arrendersi – spiega Lariana Buttà, rappresentante Uil nella Rsu – in questi anni siamo passati da 1200 dipendenti ai 500 attuali e vorrebbero ridurci a poco più di 200, è una situazione pesante per noi e per le nostre famiglie, ma per fortuna non sono riusciti a dividerci. Abbiamo dimostrato di essere responsabili e di tenere a quest’azienda che sentiamo nostra, ma di fronte all’intransigenza della direzione non poteva che opporci. Il Ministero ha garantito che ci sono fondi a disposizione per noi, chiediamo di poterli utilizzare».

Si spera, con un anno davanti, di riuscire a rilanciare la produzione oppure di riconvertire parte degli operai, aiutandoli a trovare un futuro fuori da Sisme. «In questo momento andarsene significa fare un salto nel buio – conclude Lucia Rizzo, delegato Rus della Fiom – per questo ci siamo battuti perché nell’accordo fossero previsti incentivi non solo per l’esodo ma anche per la ricollocazione dei lavoratori». Solidarietà è arrivata ai lavoratori anche dagli onorevoli del Pd, Chiara Braga e Mauro Guerra, che nelle scorse settimane si erano attivati, a Roma, perché fosse concluso un accordo tra azienda e parti sociali di fronte al Ministero del Lavoro.