di Roberto Canali

Lugano, 2 giugno 2013 - Se dietro quei nomi non ci fossero delle persone reali potrebbe sembrare l’intreccio di un romanzo di John Le Carré, giocato lungo un confine, quello tra Italia e Svizzera, dove dal 1927 fino alla caduta del Fascismo si combatté una guerra di spionaggio, tra gli agenti dell’Ovra, la polizia politica di Mussolini e i dissidenti che si erano rifugiati nella Confederazione Elvetica. Con gli svizzeri schedati.

Una storia fatta di ombre più che luci. Sotto lo scudo crociato dalla metà degli anni Venti si erano rifugiati e fino alla fine della Seconda Guerra mondiale oltre 55mila civili, per non contare i 60mila bambini, 21mila ebrei e 67mila rifugiati di frontiera che ripararono oltre Chiasso dopo l’8 settembre. Tra di loro, spesso sotto falso nome, molti pezzi da novanta dell’opposizione italiana, come Palmiro Togliatti. Una guerra di spie sulla quale getta ora una nuova luce la pubblicazione del Casellario Politico Centrale italiano, creato a fine ’800 e sviluppato proprio in epoca fascista, nel quale compare una lista lunghissima di cittadini elvetici, ben 435, la maggior parte dei quali uomini, schedati perché sospettati di svolgere attività antifascista. Annotati con cura per età, professione e reato c’erano diffidati, denunciati al Tribunale speciale, ammoniti, confinati, radiati e iscritti alla cosiddetta Rubrica di frontiera, registro in cui la polizia annotava le identità sospette che si spostavano fra Italia e Svizzera.

A far parte di questa umanità persone umili come calzolai in odore di anticomunismo, tipografi antifascisti perché sorpresi a trasportare volantini contro il regime, operai anarchici, panettieri socialisti. Persone che spesso ne sapevano poco o nulla di politica ma si spostavano al di qua e al di là del confine spinte dalla fame. Come Umberto Gasperini, un muratore nato nel 1905 e periodicamente sul Lario a cercar fortuna nei cantieri. Dal 1928 al 1937 l’Ovra gli fu con il fiato sul collo perché ubriaco pronunciò delle offese rivolte al capo del Governo, ovvero Benito Mussolini.

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