Carugo, 25 maggio 2013 - Nel Comasco è finito sotto sequestro un immobile, un appartamento in un contesto di corte, appartenente a Salvatore Mancuso, 45 anni di Giussano, detenuto presso la casa circondariale di Monza per possesso di armi da guerra – ma su di lui pendono anche accuse di usura - e ritenuto il capo dell’omonima ‘ndrina di Limbadi e Nicotera. Ieri mattina i carabinieri del Gruppo di Monza, hanno eseguito sequestri preventivi in tutta Italia per un valore immobiliare di oltre cinque milioni di euro, colpendo abitazioni, terreni, vigneti magazzini e strutture commerciali, auto. Tra questi, anche un appartamento in una corte di Carugo, appartenente a Mancuso e occupato da una nipote, il cui valore si aggira sui 150-200mila euro.
Alla donna è stato notificato un provvedimento preventivo a scopo di confisca, che tuttavia dovrà essere convalidato dal giudice in via definitiva, al termine dell’inevitabile iter di ricorsi che si innescherà nelle prossime settimane. Fino ad allora, l’inquilina parente di Mancuso, potrà continuare ad occupare l’abitazione in uso. I sequestri sono scaturiti nell’ambito di una maxi inchiesta denominata «Sunrise», condotta dal Nucleo investigativo di Monza che ha portato all’emissione dei provvedimenti eseguiti ieri mattina. Salvatore Mancuso - figlio di Ciccio Mancuso indicato come patriarca del clan calabrese dei Mancuso di Limbadi – si è trasferito da alcuni anni in Lombardia, ed è stato di recente condannato per usura, armi e traffico di stupefacenti.
Gli altri sequestri immobiliari e di beni, tutti riferibili alle proprietà di Mancuso, sono stati eseguiti in provincia di Monza, Milano, Brescia, Bergamo e a Vibo Valentia in Calabria. Di questo patrimonio, fanno parte altre cinque abitazioni e una villa in Brianza, tre negozi e sette box tra le province di Monza e Bergamo, due magazzini e sei terreni tra Bergamo e Brescia, due vigneti a Vibo Valentia, due auto, ventidue conti correnti e quote societarie di tre aziende con sedi legali a Milano. Valori che, secondo le stime fatte dagli inquirenti, arrivano a una cifra di cinque milioni di euro.
Se i provvedimenti di sequestro dovessero essere convalidati in via definitiva, e trasformarsi quindi in confische, tutte queste proprietà finirebbero all’asta, o assegnate ad attività e associazioni con scopi sociali.
di Paola Pioppi
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