Villa Guardia, 25 luglio 2012 - Due fratelli. Tre anni dopo lo stesso enigma a Villa Guardia, alle porte di Como. Il mistero di Antonio Deiana, 36 anni, che poco prima di mezzogiorno di venerdì si allontana da casa per recarsi da un amico e non riappare. Svanito. Smaterializzato. Come il fratello Salvatore, conosciuto anche come «Chicco», all’epoca quarantenne, che in un tranquillo, soleggiato mezzogiorno, l’8 marzo 2009, si allontana dal villino di via Matteotti alla frazione Civello dicendo alla madre che se ne va al bar vicino per un caffè.

È vero. Lo vedono consumare quel caffè, uscire dal bar. Più nulla. Sparito insieme con il suo passato inquieto e turbolento, segnato da una condanna per il tentato sequestro, nel 2004, dell’industriale Marcello Priante, in via Grossi a Como. Nell’aggressione Priante, trentennne figlio del titolare dei supemrcati Gran Mercato, viene ferito a un fianco da due colpi di arma da fuoco. Le inutili ricerche. L’appello a «Chi l’ha visto?». Una segnalazione da Treviso che si rivela sbagliata. Da allora la sorte di Salvatore Deiana è solo mistero.

Una clonazione a tre anni di distanza. Come per il dolore, lo sbigottimento, l’incredulità della sorella Antonella (che ha denunciato l’accaduto in questura a Como), mentre la madre ignora ancora la sparizione di Antonio.«Antonio - dice Antonella - è uscito di casa verso mezzogiorno. Mia madre e io non c’eravamo. Ha detto alla nonna che doveva incontrarsi con un amico, di avvertire la mamma che sarebbe rientrato per l’una. Ha lasciato i documenti, patente e carta d’identità a bordo dell’auto e il cellulare in casa. Niente di strano. Non era la prima volta che Antonio usciva dimenticando i documenti. Oppure pensava che sarebbe stata una cosa molto veloce e i documenti non gli sarebbero serviti». Antonio Deiana parte in sella alla sua moto, un Kawasaki 750 nera. Indossa una maglietta bianca, un piumino nero senza maniche, jeans.

Inevitabile il confronto con l’altro fratello. «Antonio - dice Antonella - qualche sbaglio può averlo commesso. Due anni fa è stato arrestato per la storia di una piccola quantità di stupefacenti, venti grammi di cocaina. Una persona l’aveva detto, ma addosso non gli avevano trovato niente. Solo questo. È molto diverso da Salvatore, che invece era una testa calda. Antonio è l’opposto. È tutta un’altra persona. Lavora per i servizi sociali di Maslianico, si occupa di mense. Non c’entra niente con la malavita, con la delinquenza, non ha mai avuto niente a che fare. È dolce, affettuoso. Da quando è scomparso, Salvatore fa di tutto per stare vicino a mia madre, per tenerla allegra. Non è sposato e si è preso la famiglia sulle spalle».

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