di Marco Palumbo

Schignano, 16 aprile 2012 - Gradite sorprese e grande commozione durante la lunga commemorazione del passeggero di terza classe Giuseppe Peduzzi, una delle 37 vittime italiane dal naufragio più famoso della storia, quello del Titanic, di cui ieri ricorreva il centenario. Da Porte, Comune del Torinese, è giunto a Schignano Mario Magni, pronipote del ventiquattrenne schignanese morto mentre sognava l’America. Una presenza scandita da parole di grande impatto.

«Mio nonno, Giovanni Chiesa Peduzzi, raccontava di quel fratello che si era imbarcato sul Titanic confidando in un futuro migliore - ha spiegato Magni davanti all’intera comunità schignanese e a tanti appassionati delle vicende del Titanic giunti da ogni dove nel Comune intelvese -. Da mesi sentivo in tv di questo centenario e il pensiero correva inevitabilmente a quel ragazzo che a 24 anni riuscì a imbarcarsi sulla nave inaffondabile per antonomasia. Di sicuro in cuor suo avrebbe voluto tornare a Schignano, ma a quei tempi emigrare all’estero era l’unico modo per sopravvivere».

Per più di trent’anni la lapide di Giuseppe Peduzzi, nel piccolo cimitero intelvese, è rimasta senza volto. L’unica immagine era stata strappata 30 anni fa forse da un collezionista. Comune, Comitato Titanic e Pro Loco da ieri hanno ridato ufficialmente un volto al ventiquattrenne schignanese, grazie all’abilità della disegnatrice Elena Bordoli e ai saggi consigli di Claudio Bossi (massimo esperto italiano delle vicende del Titanic) e Matteo Pelloli (membro del Titanic Hystorical Society), entrambi presenti ieri a Schignano.

Schignano in contemporanea con altre 80 città del mondo ha celebrato questo indimenticabile centenario custodendo - altra sorpresa gradita - per un giorno un cimelio del transatlantico più famoso della storia: un pezzo di carbone recuperato da una spedizione russo-canadese dalle stive del Titanic e acquistato all’asta a New York da Matteo Pelloli. Il cimelio è stato il pezzo forte della mostra (58 immagini) allestita presso la casa parrocchiale che, dato l’altissimo interesse (più di 800 persone nei quattro giorni di apertura), rimarrà aperta anche sabato 21 e domenica 22 aprile.

Nell'omelia della messa che ha aperto le celebrazioni, monsignor Renato Pini ha ricordato che «il Titanic era considerato inaffondabile e che da quel giorno nulla fu più come prima. Giuseppe Peduzzi amava la vita e sognava un futuro migliore, come tantissimi giovani di oggi». «Chissà quanti Giuseppe Peduzzi si imbarcano oggi sognando l’America, che a volte si chiama Lampedusa - il pensiero di Pompeo Peduzzi, membro del locale Comitato Titanic -. Schignano è stata storicamente terra d’emigrazione. Tutti noi teniamo ben strette le nostre origini. Credo che imbarcandosi sul Titanic, Giuseppe Peduzzi abbia rivolto un pensiero alla “sua” Schignano».

La posa della corona sulla lapide accompagnata dalle bandiere delle Associazioni del paese e dalle note di What a Wonderful World suonata da Maikol Bagnis con l’accompagnamento di Miriam Aldeghi. La storia di Giuseppe Peduzzi è divenuta anche un fumetto - rispetto di quella storia e del suo tragico epilogo - che Marco Calosci e due fumettisti romani hanno voluto realizzare ispirandosi al passeggero di terza classe Giuseppe Peduzzi.

«Sul mare ove improvvisa catastrofe di Titanic si sommerse il 15 aprile 1912», sta scritto sulla lapide custodita nel Municipio intelvese. «Era un omaggio doveroso - conclude il sindaco Carla Cerutti -. Questo ragazzo ha rappresentato l’intraprendenza schignanese. Volevamo ridargli un volto dopo che la sua foto era stata strappata dalla lapide. Ci siamo riusciti».