Como, 24 novembre 2010 - Si è concluso con una condanna pecuniaria il processo davanti al Giudice di pace del Tribunale di Erba, Elisabetta Reitano, per i coniugi Romano ritenuti colpevoli delle lesioni cagionate a Raffaella Castagna nella lite avvenuta un anno prima della strage di via Diaz e che sarebbe poi stata il movente del feroce massacro. A Olindo un’ammenda da mille euro, per Rosa duecento euro in meno.

 

Il Pm Manuela Radice aveva chiesto 1.500 euro per l’ex netturbino, 1.200 per la casalinga. In aula era presente soltanto lui mentre la moglie ha preferito restare in carcere. Nessuna dichiarazione dall’imputato che indossava un maglione chiaro a righe e un paio di jeans. La sentenza arriva dopo una lunga serie di rinvii a un processo che avrebbe dovuto iniziare due giorni dopo l’eccidio avvenuto la sera dell’11 dicembre 2006.


C’era Carlo Castagna, papà della vittima, che intrattenendosi con i giornalisti ha confermato la data dell’11 dicembre per la consegna ufficiale alla Caritas di Erba dell’appartamento occupato dalla figlia. Gli avvocati difensori Fabio Schembri e Luisa Bordeuax hanno inutilmente chiesto l’assoluzione al termine di un’arringa particolarmente accalorata e con spunti anche provocatori quando hanno chiesto al Giudice di non assolvere i due imputati ma di «far crollare il castello accusatorio di carta della Procura di Como».

 

Per quella lite Raffaella refertò in ospedale lesioni a una gamba e nel fare denuncia chiese un risarcimento danni per 3.500 euro. Al termine dell’udienza i due legali non hanno voluto commentare la sentenza, limitandosi a confermare che la discussione davanti alla Suprema corte contro le condanne all’ergastolo per la strage dovrebbe svolgersi verosimilmente tra aprile e marzo.