Como, 18 ottobre 2010 - Viene acquistato sotto banco, viaggia verso la Svizzera per farne lievitare il valore attraverso certificazioni di purezza e qualità, ritorna in Italia pronto a essere venduto a cifre tali da garantire margini di guadagno più che invitanti. In poco più di un anno di indagine, tra la fine del 2008 e l’inizio del 2010, svolta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Como, è stato monitorato un contrabbando di oro quantificato in circa cinque tonnellate, con il sequestro di 140 chili in alcuni circoscritti episodi. L’ipotesi formulata dal sostituto procuratore di Como Mariano Fadda, coinvolge una trentina di soggetti residenti tra Italia e Canton Ticino, spalloni, ricettatori o amministratori di società di commercializzazione, indagati a vario titolo per associazione a delinquere, frode, riciclaggio e contrabbando.

Buona parte dell’oro è riconducibile a negozi o agenzie di acquisto di oro usato, che alimenterebbero un giro di commercializzazione illegale di metalli preziosi, inviati oltre confine, certificati e restituiti al mercato italiano, dopo essere stati fusi e resi anonimi. L’indagine è stata condotta soprattutto attraverso appostamenti che hanno portato ad almeno sei sequestri in flagranza.


Il primo risale al 25 settembre 2008, quando a Binasco furono fermati Felice Soldo di Valenza Po e Danilo Brignoli di Monguzzo, nel comasco, con 53 chili di oro. Il 2 settembre i finanzieri sono intervenuti a Melegnano, dove il milanese Nello Raisi aveva con sé 9 chili di metallo prezioso, seguito il 9 ottobre da Martino Oliva, anch’egli milanese, fermato con 20 chili a Castelnuovo Scrivia. Sempre a ottobre 2008, il 27, a Genova altri 15 chili d’oro vengono sequestrati a Giovanbattista Stasi e alla figlia Edith di Appiano Gentile. Il 14 novembre la verifica dei finanzieri avviene in un negozio di vendita di oro usato in centro a Milano, dal quale vengono prelevati 5 chili d’oro ritenuti provento di illecito, ed infine altri 15 chili in lingotti vengono ritrovati il 15 gennaio 2009 a Ronago, a pochi metri dal confine, nella disponibilità di Franco Cassani, residente in Canton Ticino.

 

L'oro di provenienza italiana, fuso in placche o lingotti il cui peso in genere non supera il chilo, torna in Italia diretto verso Roma, Arezzo, Valenza Po, Genova e altre zone di produzione orafa sia artigianale che industriale, mentre i punti di riferimento per il passaggio da e per la Svizzera sarebbero stati individuati a Como, Chiasso e Ligornetto.