Como, 15 ottobre 2010 - «Sconcertata e spaventata». Ripete queste parole, più volte. Sceglie i termini più significative per cercare di trasmettere il disagio provato quando ha letto la consulenza psichiatrica di Adolfo Francia, dell’Università dell’Insubria, che dichiara Alberto Arrighi totalmente incapace di intendere nel momento in cui ha ucciso Giacomo Brambilla. Così ieri Domenica Marzorati, moglie dell’imprenditore vittima dell’omicidio avvenuto il primo febbraio di quest’anno all’interno dell’armeria di via Garibaldi, ha voluto esprimere tutto il suo disagio a fronte di una indagine che, fino a qualche settimana fa, sembrava più che lineare.

 

«Abbiamo passato mesi a pensare in termini di evidenza, di ciò che era accaduto, e il contenuto di queste pagine mi è sembrato a dir poco fuori luogo». Non solo per i contenuti, ma anche per la forma. In particolare, tre passaggi redatti nella consulenza dallo psichiatra comasco sono stati oggetto di una intimazione e diffida che questa mattina sarà recapitata al professionista da parte dei legali della famiglia Brambilla, Anna Restuccia e Fabio Gualdi.

 

Testualmente, e al di fuori di frasi o opinioni attribuite direttamente ad Arrighi, Francia spende le seguenti frasi: «Era finito nelle mani di un usuraio che lo ricattava e alzava sempre più la posta in gioco», per proseguire con «Giacomo lo sfruttava biecamente per nascondere somme di denaro di dubbia provenienza», e infine, quando parla del momento in cui Arrighi trova sull’auto di Brambilla un suo biglietto da visita, sul quale era scritto a mano «rovinato», Francia commenta che «certamente era stato come molti altri rovinato da Giacomo Brambilla».

 

La consulenza di parte è, sostanzialmente, un confronto tra la versione resa da Arrighi in sede di interrogatorio il giorno dell’arresto, e il racconto fatto in carcere allo psichiatra, senza ulteriori elementi di contestualizzazione, legati alla sequenza di atti e comportamenti di quel giorno. «Per esempio – commenta Fabio Gualdi – non vengono spiegati gesti evidenti, come la manomissione della telecamera del negozio, o altri comportamenti che si notano nel filmato».

 

Ciò che lascia perplessi la moglie di Brambilla (che tutela soprattutto gli interessi del figlio minorenne) e gli avvocati, è anche la disponibilità di Arrighi a sottoporsi a colloqui con un consulente nominato dal magistrato, scelta quantomeno inusuale, soprattutto in una fase di chiusura delle indagini: loro stessi, per avere un parere di parte, hanno incaricato Stefano Biscioni, psichiatra dell’ospedale Sant’Anna, di esprimere un parere tecnico sulla consulenza della difesa, tenendo allo stesso tempo presenti le circostanze rilevate dalle indagini.

 

«Rimaniamo convinti – conclude Anna Restuccia – che l’esito delle indagini dimostri la piena capacità di intendere di Arrighi, e una evidenza totale rispetto a ciò che è accaduto. Ci aspettavamo una richiesta di giudizio immediato, invece ci troviamo davanti a questa sorpresa delle consulenze quando ormai l’indagine è stata chiusa, e senza nemmeno il contradditorio di un incidente probatorio».