Como, 15 luglio 2010 - Gli inquirenti, nel ricostruire le infiltrazione della ‘ndrangheta e dei suoi affiliati sul territorio comasco, parlano di tre «locali», i gruppi organizzati che costituivano la base dell’organizzazione piramidale: Mariano Comense, Erba e Canzo.

 

In mesi di indagini hanno monitorato incontri, conversazioni, accordi, reclutamento di persone e assegnazione di incarichi. Sono anche riusciti a ricostruire quello che, secondo loro, era il gruppo che ruotava attorno a ogni «locale». Così per Mariano Comense si parla di Salvatore Muscatello, «nel ruolo di direzione e capo della locale con compiti di decisione, pianificazione e individuazione delle azioni, delle strategie, rapportandosi con i vertici della ‘ndrangheta calabrese, e venendo ripetutamente consultato per la individuazione del successore di Carmelo Novella ucciso nel luglio 2008.

 


Iniziano così le riunioni tra quelli che vengono ritenuti affiliati, per arrivare un anno dopo alla designazione di pasquale Zappia. Uno dei summit si svolge all’ospedale di Mariano Comense il 2 settembre 2008: i partecipanti sono, oltre a Muscatello, Antonino Lamarmore, Vincenzo Mandalari, Vincenzo Rispoli, Pietro Panetta, Leonardo Chiarella, Rocco Ascone, Antonio Benevento e Emanuele De Castro.

 

Tuttavia della «locale» di Mariano farebbero parte altri soggetti, alcuni del quali da martedì in carcere: Rocco e Francesco Cristello, Giuseppe Medici, Cisimo Vallelonga.

 

Tutti avrebbero partecipato a summit dell’associazione, nei quali venivano decisi gli interessi e le strategie criminali a livello locale. I Cristello e Medici garantivano la disponibilità di armi, alcune sequestrate in un maneggio a Bregnano, e all’occorrenza anche esplosivo. Invece Vallelonga viene indicato come uomo di fiducia di Muscatello, chiamato a mettere ordine nei dissidi.

 

A Erba la lista di nomi include anche Francesco Crivaro, che avrebbe fornito la disponibilità del suo locale, il Coconut di Pusiano, per summit della ‘ndrangheta, ma non solo: «mette in contatto Varca con l’organizzazione di trafficanti albanesi, collabora in attività di usura e nell’esportazione di mezzi da scavo in Tunisia».

 


Mezzi falsamente denunciati dai proprietari come rubati, i cui proventi finanziavano le casse della gruppo di Erba. Con lui ci sono Francesco e Pasquale Varca, Aurelio Petrocca. Inoltre Crivaro, oltre ad avere la disponibilità di armi, si ritiene abbia collaborato con altri nella gestione di un paio di latitanti, contribuendo a fornire documenti falsi, trasportandoli e con macchine a noleggio in luoghi d’Europa dove potevano sfuggire alla cattura, e fornendo denaro.

 

«La notte del 3 giugno 2009 – riporta l’ordinanza - sull’utenza in uso a Francesco Crivaro, detto Franco (affiliato alla locale di Erba), veniva intercettata, in sottofondo, una conversazione tra lo stesso ed un uomo che si trovava con lui. Quest’ultimo si diceva interessato all’acquisto di una pistola e in quell’occasione, il Crivaro gli mostrava un’arma con silenziatore e serbatoio da quindici colpi, in tal modo attestandone la disponibilità (in sottofondo rumore di pistola che viene armata)».

 


Inoltre viene definito come «intermediario e deputato al recupero del credito» nell’ambito di un episodio di estorsione in un episodio in cui il debito era salito a 168mila euro con tassi del 270 per cento. Sempre in merito alla «locale» di Erba compare il nome di Edmond Como (albanese residente a Ponte Lambro e già noto per attività di spaccio di droga) si legherebbe invece a Luigi e Pasquale Varca, Francesco Riillo per garantire basi di appoggio al giro di traffico di droga di origine albanese.

 

La terza «locale» di cui parlano gli atti giudiziari avrebbe base a Canzo-Asso, con due soli referenti: Luigi Vona, «nel ruolo di direzione e capo, con compiti di pianificazione e decisione delle azioni» e Giuseppe Furci, compagno di Vona in più occasioni.

 

«Al centro di una fitta rete relazionale tra i maggiori personaggi di ‘ndrangheta della Lombardia – dicono gli atti - ha partecipato ad alcune importanti riunioni tenutesi presso il maneggio di Erba, nonché, ha preso parte con diritto di voto al «summit» tenutosi il 31 ottobre 2009 a Paderno Dugnano per l’elezione della massima espressione della ‘ndrangheta in Lombardia». Ma nel concreto, Vona sarebbe «dedito al prestito di denaro ad usura a più persone dimoranti a Canzo e Asso, e fa ricorso per la restituzione del credito all’intimidazione ed alla minaccia».