Como, in mostra allo Spazio Natta le opere di quattro promesse dell'arte europea

Fino a domenica si potrà visitare gratuitamente la mostra di Iulian Bisericaru, Sabastian Hosu, DRagos Badita e Antony Valerian

La mostra

La mostra

Como, 30 maggio 2019 - Quattro pittori inediti in Italia si incontrano a Como, allo Spazio Natta, per Wave a little light. La mostra è l’occasione per fare il punto su un tema oggi centrale nel dibattito artistico, quello della pittura, tecnica più viva che mai nei protagonisti più interessanti dell’ultima generazione.

Iulian Bisericaru, Sebastian Hosu e Dragos Badita (tutti e tre nati tra il 1987 e il 1988) hanno studiato insieme all’Università di Arte e Design di Cluj-Napoca, scuola storica per la Romania, particolarmente interessante perché da lì sono usciti alcuni tra gli artisti più promettenti del momento, tanto da poter arrivare a parlare di una vera e propria “scuola pittorica di Cluj”. La mostra è per loro l’occasione, anche, per ritrovarsi dopo che le loro strade si sono divise. Ma è soprattutto l’occasione per metterli uno accanto all’altro con lo scopo di fare il punto su quali siano oggi le voci della pittura. Il quadro è completato da Antony Valerian (1992), tedesco di Amburgo con studi a Vienna, che dalla Scuola di Cluj non è passato, ma che condivide con i tre colleghi una pittura potente, fatta di colore vivido e di una totale padronanza del segno.

Con un’attenzione particolare alla natura e al tema ecologico, con uno sguardo originale sul ritratto e sulla pittura di paesaggio, i quattro artisti in mostra hanno in comune anche la capacità di leggere e interpretare la contemporaneità non rinnegando mai la grande tradizione pittorica europea. Iulian Bisericaru, ad esempio, partendo dai cromatismi vividi di Matisse e di Van Gogh, opera una scompaginazione del paesaggio, offrendoci una sua visione personalissima della possibile fusione tra città e vegetazione in faux-collage iconografici dalle prospettive originalissime in bilico tra astrazione e figurazione. Anche Sebastian Hosu gioca di sponda tra figurazione e astrazione, usando il colore in maniera materica e graffiandolo sulla tela in paesaggi densi, quasi omaggi all’espressionismo astratto, non lontani della selvaggia libertà espressiva di un Willem de Kooning. Dragos Badita parte dai temi classici del ritratto e del paesaggio per poi disseminarli di citazioni e rimandi che agiscono come trappole per lo sguardo dello spettatore, dai cromatismi della pittura medievale ai giapponismi, fino alle suggestioni romantiche.

Antony Valerian, infine, nella sua pittura istintiva, generata dall’urgenza del gesto, ci racconta di una generazione eroica ma a tratti spaesata. Con una spontaneità che rimanda alla grande stagione del graffitismo di Basquiat e alla voracità pittorica di Mario Schifano, l’artista definisce mondi solidi e al tempo stesso fugaci, smaterializzati in colature, dove il colore – anarchico e arbitrario – è soprattutto emozione.