2009-04-26
di ANNA MANGIAROTTI
— MILANO —
HA 30.240 ANNI, ma la pelle di velluto. Una sorpresa, accarezzarlo. È un tavolo di legno Kauri, lungo dodici metri, peso 3,8 tonnellate. L’età accertata dal test radiocarbonio 14. Il tronco da cui è ricavato giaceva in una palude della Nuova Zelanda. Terry Dwan l’ha disegnato per 1920 R (Riva di Cantù), che lo espone al Salone Satellite di Fiera Milano-Rho. Nel padiglione della creatività giovanile. Sì, ce la faranno a superare la crisi, tutti insieme, ragazzini spericolati e storiche ditte. Mostrano che arredare una casa è gioco e tradizione e memoria. E che un mobile ben fatto, al valore d’uso, aggiunge quello più prezioso di farti sentire bene. Progettare il benessere è il tema proposto quest’anno ai 702 partecipanti al Satellite, tutti al di sotto dei 35 anni: 420 stranieri (da 36 Paesi), 22 scuole internazionali. Al debutto, l’Industrial Design Centre di Mumbai, con «Adam & Eve»: due strutture leggere si combinano armoniosamente per diventare letto, o tavolino da caffè, o scrivania. In una società flessibile, variabile, precaria, i mobili si danno una regolata, si ridimensionano alla realtà delle abitazioni e dei redditi. «From Less More», lo slogan degli indiani: fare di necessità virtù. E sono virtuosi gli studenti dell’Università di San Marino, diretti da Alberto Bassi, istruiti in social design. Si applicano al miglioramento dei mezzi di trasporto delle merci nei Paesi del Terzo Mondo, a utilizzare le lavorazioni artigianali del Rwanda in prodotti di alto valore commerciale, in favolosi gioielli.
LA MODERNITÀ è «liquida», così i mobili diventano buoni, dentro e fuori: una molletta fuori scala si trasforma in attaccapanni indoor; «Wardrom» è la soluzione istantanea, provvisoria, al caos delle abitudini: morbide punte di plastica sulla parete trattengono i pantaloni o la camicia al primo lancio, disegnati dal collettivo Paula insieme a carta da parati stile graffiti.
Per la gente del Satellite, il design deve far sorridere. Come la danese sedia a dondolo per due che si possono anche baciare comodamente (Design Skolen Kolding). Esordiente più creativo, il premiato Daniel Rybakken. Nella casa nordica, avvolta dal buio alle 4 del pomeriggio, il ragazzo norvegese introduce l’effetto luce solare, uno sprazzo sul pavimento, i riflessi da dietro una tenda, ma non si vedono lampade: «Subconscious effect of daylight», ovvero: la luce, uno ce l’ha dentro.
DAL MALESSERE al benessere. I laureati alla Domus Academy, con la docente Ondine de la Feld, esprimono la volontà di uscire dalla solitudine, dalle difficoltà di vivere in una costosa metropoli: www.architetturarock.com. Come una band durante un concerto, occupano lo spazio, per esempio con una tenda da campeggio che riprende l’enorme poster della biancheria intima Emporio Armani sul muro del giardinetto in via dell’Orso a Milano: «Uno spazio così grande!» (Urban Camping non è un’idea del premier Berlusconi, ma di Edoardo Chiaventone).
Innovazione è rapporto umanizzato con il consumatore, design modellato su misura, con strumenti di alta tecnologia, come si studia alla Columbia University di New York. Ma anche Alessio Pappa, di Sesto san Giovanni, disegna sedie con il marchio «Cromatina», sostanza del Dna, per chi ama la vita nella sua essenza, e le presenta nei centri commerciali dell’hinterland milanese. In fondo, il bello e il buono sta nelle persone: un tavolo, nell’interpretazione di Kerstin Meuer (Università di Bolzano) è affascinante per le emozioni e gli sguardi di chi si siede attorno.