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di MAURIZIO MAGNONI
— COMO —
«GRAZIE a Stefano Borgonovo è venuto alla luce il problema della Sclerosi laterale amiotrofica che negli ultimi anni ha interessato diversi calciatori. Mi auguro che questo non sia un argomento per tacciare l’erba del Sinigaglia, prima ancora di ogni verifica e di ogni inchiesta, di far parte dell’eziologia della malattia, ma sia un’occasione per accelerare sempre più la ricerca su questa patologia genetica». È quanto afferma Enrico Levrini, addetto stampa e storico del Calcio Como, che in questi giorni è stato letteralmente preso d’assalto per la vicenda relativa alla Sla che ha colpito ben sei calciatori che in passato hanno militato nel Como. Dopo l’interrogazione presentata in Parlamento dalla senatrice Donatella Poretti, il problema della possibile relazione tra l’erba dello stadio di Como e la malattia genetica sarà affrontato questa sera alle 24 da La7, domani mattina su Raiuno tra le 8 e le 10 (dove probabilmente ci sarà anche l’avvocato Raffaele Guariniello che sta portando avanti un’inchiesta in merito), mentre si sta muovendo anche il Tg satirico “Striscia la notizia”. Ma che aria si respira nel Calcio Como, che strascico hanno lasciato queste inchieste?

«SECONDO ME - dice Levrini - le vernici e i diserbanti sotto accusa non possono avere alcun tipo d’incidenza perché da oltre trent’anni si utilizzano materiali atossici, trattati con acqua e quindi non danno alcun problema. Non dimentichiamo che i giocatori calcano il terreno di gioco solo 16 o 17 volte l’anno, 20 se proprio consideriamo anche la Coppa Italia. I giocatori che si sono ammalati non sono portieri, che sono sempre in terra con la faccia sull’erba, e nemmeno gli attaccanti, bensì centrocampisti e difensori che macinano quantità di chilometri». Ma Borgonovo era un attaccante. «Era - aggiunge Levrini - un attaccante di manovra e non era difficile vederlo tornare indietro fino alla propria area di rigore a prendere palloni da portare su. Secondo me responsabilità potrebbero, in teoria, averle i traumi e microtraumi che si prendono e i medicinali che sono stati assunti».

ROBERTO MELGRATI, capitano del Como nella serie A della stagione 75-76 aggiunge: «Ho giocato 350 partite nel Como anche con Lombardi e Gabbana che ne hanno giocate molte meno, ma io non ho mai avuto un sintomo di questa malattia. Non credo che sia l’erba del Sinigaglia tra le cause scatenanti». Dello stesso parere anche Ezio Brevi che ha anche giocato con la maglia del Genoa con Signorini che pure non aveva mai militato nel Como, ma si è ammalato ed è morto proprio di Sla. «Altro caso emblematico Giuseppe Longoni - conclude Levrini - che ha giocato un paio di stagioni nel Como all’inizio degli anni ‘60 per poi vincere due scudetti consecutivi con Fiorentina e Cagliari tra il ‘70 ed il ‘71. Anche lui è morto di Sla e la sua famiglia mi ha parlato come se il calcio non fosse responsabile di questo morbo».