Violenza sulle donne, se nel mirino finisce la vittima

La violenza contro le donne resta un’emergenza che richiede una reazione culturale prima ancora che giudiziaria e penale

DOMANDA:

CARO DIRETTORE, leggo sulle vostre cronache dei continui, orribili, episodi di violenza. Che le donne vivano oggi una situazione - se possibile - di allarme ancora maggiore rispetto al passato mi pare una realtà. Ma a questo mi pare si aggiunga un problema che pensavamo scomparso. Se la violenza avviene all’interno dei luoghi di lavoro, a rischiare il posto in caso di denuncia è spesso la vittima più dell’aggressore. Siamo ancora una società maschilista? Donatella, Varese

RISPOSTA:

CREDO che la società italiana non sia maschilista come poteva essere un tempo. Certo, molto c’è ancora da fare per una crescita culturale e di consapevolezza degna di questo nome. A dimostrarlo è il caso che raccontiamo oggi, nelle Cronache italiane, che riguarda dieci bariste di Bergamo che hanno denunciato di essere state costrette a lasciare il posto di lavoro dove venivano molestate. Mentre la magistratura effettuerà i suoi controlli, il fatto stesso che questo episodio crei sconcerto prova che l’attenzione dell’opinione pubblica su questi temi è diversa che in passato. E che vicende così spiacevoli e poco onorevoli saranno sempre di più un’eccezione. Questo non significa che non sia giusto ribadire come la violenza contro le donne resti un’emergenza che richiede una reazione culturale prima ancora che giudiziaria e penale. Negli uomini ancor più che nelle donne. sandro.neri@ilgiorno.net