Le vacanze sono social

Adesso si rischia l’overdose da selfie, lo tsunami da Facebook. Il che segnala non solo un cambiamento degli strumenti, con un uso massiccio del fai da te, ma anche e soprattutto una mutazione genetica dei soggetti e delle loro mete

Milano, 6 agosto 2018 - Forse non avranno risparmiato granché sui costi della politica. Di sicuro hanno fatto risparmiare i giornali sui costi dei fotografi. Così vanno le estati del terzo millennio, le vacanze social dei politici ai tempi del governo giallo verdi, ancora più di quando governavano quelli rosa pallido. Finiti gli appostamenti, le immagini rubate, scatti rari, centellinati. Adesso si rischia l’overdose da selfie, lo tsunami da Facebook. Il che segnala non solo un cambiamento degli strumenti, con un uso massiccio del fai da te, ma anche e soprattutto una mutazione genetica dei soggetti e delle loro mete. Salvini, ad esempio, si è installato in Romagna, a Cervia, da bravo lombardo a un passo da Milano Marittima. "Altro che Maiorca", ha postato. 

È vero. Lì si sente parlare bergamasco, mica spagnolo, e lui ha proprio l’aria di godersela un sacco, facendo le stesse cose dei comuni vacanzieri. In costume, si sa, siamo tutti uguali, e visto così sul bagnasciuga, senza vergognarsi di un po’ di pancia, anche il leader della Lega sembra più un bancario di Varese che il titolare del Viminale. Il che, ovviamente, è la sua forza. Mentre qualche reduce dell’ancien regime si aggira ancora per Capalbio, lui si tuffa nelle chiare, fresche e dolci acque dell’Adriatico, e dell’elettorato. Intendiamoci. Salvini va a Cervia perché sta bene a Cervia. Ma già che c’è, tra un selfie e l’altro, qualche voto se lo porta pure a casa, da turista normale tra gente normale. Diceva Giorgio Guazzaloca, l’unico sindaco non rosso di Bologna, quando andava a piedi dalla stazione al Comune: "Ho fatto mezz’ora di campagna elettorale". Operazione simpatia. La vacanza, del resto, è lo specchio delle persone. La Santanchè, ad esempio, la collochi d’ufficio al Forte dei Marmi: elegante, disinvolta, chic. Toninelli sta bene in campagna, lontano da grandi opere e infrastrutture. E che dire di Di Battista, in vacanza permanente effettiva: non poteva che finire in Messico a Puerto Escondido, il luogo della fuga dalla civiltà, il rifugio dell’impiegato stanco del marcatempo, l’oasi del ‘no-tutto’ a chilometro zero. Dice che torna a dicembre. Non facciamogli fretta.