La pretesa di viaggiare in sicurezza

Se l’errore umano è un fattore inevitabile, serve però qualcosa che possa prevenirne ogni volta gli effetti più disastrosi

Milano, 7 febbraio 2020 - Il lutto, la tragedia avvenuta ieri mattina impongono massimo rispetto e prudenza nei giudizi. Ma è un fatto che quanto successo al Frecciarossa 9595 Milano Centrale-Salerno sulle rotaie di Ospitaletto Lodigiano cambia di colpo il nostro rapporto coi treni ad alta velocità. Quelli che prendiamo, con assoluta serenità, anche più volte a settimana per ragioni di lavoro e che apprezziamo per comodità e, questo è il punto, per sicurezza. Uno standard garantito dal sistema Ertms, deputato alla circolazione dei treni, e invidiato da tutti gli operatori ferroviari del mondo.

Qualunque sia stata la causa dell’incidente, quegli standard alle 5.34 di ieri dovevano essere stati rispettati. Due i macchinisti alla guida, invece che uno solo come previsto nei turni diurni; attivi tutti i dispositivi del caso, perché altrimenti il treno non sarebbe neppure partito. Eppure nel buio che precede l’alba, con in convoglio lanciato a quasi 300 chilometri all’ora, il Frecciarossa è deragliato, accartocciandosi a lato della linea ferrata, uccidendo i due uomini in cabina e ferendo 31 persone. Una strage sfiorata solo grazie al fatto che il treno era quasi vuoto. La Procura di Lodi lavora per appurare la causa dell’incidente. Sotto accusa uno scambio rimasto deviato. Lo stesso che, poco prima dell’arrivo del Frecciarossa, il primo della giornata, alcuni tecnici avevano finito di riparare. Il convoglio ci è passato sopra ed è uscito dai binari.

La motrice si è schiantata su un edificio per la manutenzione della ferrovia, il resto delle carrozze ha concluso la corsa circa 800 metri più a sud, tra le urla dei viaggiatori. Ma se lo scambio non era dritto perché la strumentazione di bordo non l’ha rilevato? Perché nessuna segnalazione è arrivata, dai dispositivi interni ed esterni alla motrice? Che fine hanno fatto gli stardard di sicurezza più alti d’Europa? Alle perizie tecniche il compito di appurarlo. Di certo, considerati l’entità degli investimenti in alta velocità e i costi del servizio pagati dai passeggeri, la sicurezza deve essere una pretesa assoluta. A tutela di chi lavora e di chi viaggia sui treni. Se l’errore umano è un fattore inevitabile, serve però qualcosa che possa prevenirne ogni volta gli effetti più disastrosi.