Il tifo è business. Ma le società sportive devono reagire

Sempre più spesso ci rendiamo conto che all’ombra del tifo organizzato si è creato un business, un’attività lucrativa bella e buona

Milano, 17 settembre 2019 - 

LETTERA

Incredibile che attorno a una partita di calcio possamo muoversi interessi così forti come quelli che l’inchiesta sugli ultras della Juventus sta mettendo in evidenza. Io francamente sono rimasto sconcertato, e mi auguro che sia fatto veramente tutto il possibile per tenere questa gente fuori dagli stadi. Non stiamo parlando di soggetti in grado di mantenere normali rapporti interpersonali. Sono dei prepotenti, e vanno fermati. Alex S., Milano

RISPOSTA

Sempre più spesso ci rendiamo conto che all’ombra del tifo organizzato si è creato un business, un’attività lucrativa bella e buona. Da anni, ormai, molti leader delle curve hanno fatto del tifo per una squadra una sorta di lavoro. Che consente di gestire, e spesso di guadagnare, un sacco di soldi. Vuoi organizzando trasferte, viaggi, incontri con i giocatori, sponsorizzazioni e mille altre attività; vuoi pretendendo trattamenti di favore quando si tratta di acquistare o di rivendere biglietti per le partite più importanti. La situazione, concretamente, è questa. Ma non è affatto detto che a questa situazione ci si debba rassegnare. Anzi. le prime a dover reagire sono le società di calcio, che a volte, invece, si sono dimostrate tolleranti. sandro.neri@ilgiorno.net​