La giustizia reale richiede tempi corti e processi snelli

La materia della prescrizione è insidiosa. Occorre bilanciare i diritti dell’imputato/condannato in primo grado, ma anche assicurare una corretta applicazione della legge

Milano, 17 luglio 2018 -

DOMANDA:

Caro direttore, con la prescrizione che, secondo le intenzioni del ministro Bonafede, dovrebbe interrompersi dopo il primo grado di giudizio (sfavorevole all’imputato), ci sarà quasi certamente, viste le condizioni in cui opera il nostro sistemagiudiziario, una corsa alle condanne in modo che i magistrati possano avere tranquillamente tutto il tempo che ritengono opportuno per far proseguire il procedimento, senza alcun vincolo temporale e senza alcun rispetto per il presunto colpevole, che potrà essere così tenuto sulla graticola all’infinito. Enrico Venturoli

RISPOSTA:

La materia della prescrizione è insidiosa. Occorre bilanciare i diritti dell’imputato/condannato in primo grado, ma anche assicurare una corretta applicazione della legge. Tanti processi si sono conclusi con la prescrizione, lasciando impuniti molti reati. Tuttavia è anche vero quello che dice lei, e cioè che allungando i tempi della prescrizione si rischia di tenere sulla graticola imputati e condannati. I tempi della giustizia italiana sono più lunghi di quelli di altri Stati e quindi, più che una riforma della prescrizione, forse sarebbe più incisivo intervenire sul funzionamento complessivo della macchina della giustizia, assicurando pene eque e tempi certi di giudizio. Una riforma della prescrizione come quella annunciata dal ministro Bonafede rischia di mettere in discussione il principio costituzionale della presunzione di innocenza. sandro.neri@ilgiorno.net