La strage in tribunale e i risarcimenti che non arrivano mai

"Tre anni dopo siamo qui a parlare di indennizzi mai arrivati"

Milano, 14 luglio 2018 - 

LETTERA

CARO DIRETTORE, leggere che una famiglia direttamente e irrimedialmente colpita dalla strage in Tribunale a Milano sia costretta a fare causa al ministero della Giustizia per ottenere un risarcimento è davvero disarmante. Le aule di giustizia dovrebbero essere tra i luoghi più controllati d’Italia. Eppure è stato possibile che un uomo entrasse armato nella cittadella giudiziaria e uccidesse tre persone. Risarcire è doveroso, ma è solo il minimo. Franco S., Malnate

RISPOSTA

IL 9 APRILE del 2015 una persona entrò in tribunale a Milano con un’arma. Poco dopo, tirò fuori la pistola e fece fuoco. Uccise tre persone. Ne ferì gravemente altre due, meno gravemente una terza, sparse il panico e provocò conseguenze irreparabili. Tre anni dopo siamo qui a parlare di indennizzi mai arrivati. Perché chi ha ucciso sostiene di non avere un soldo (e non è escluso) e il Tribunale ritiene di non avere responsabilità. Ora, solo una cosa è certissima: le responsabilità ci sono, sono evidenti, sono scritte col sangue di tre innocenti. Stabilire di chi siano, questo è il problema. Ma è un problema la cui soluzione non può richiedere tre anni di calvario per non arrivare al risultato. Questo è davvero inaccettabile, oltre che profondamente irrispettoso dei sentimenti dei sopravvissuti. Uomini e donne che ogni giorno vivono sulla pelle il dolore per aver perduto persone care. Lo Stato non può non farsi carico della questione. sandro.neri@ilgiorno.net